Notiziona!
C’è un nuovo logo per Mulino Bianco; ma come in ogni storia che nasce bene e continua altrettanto bene, il nome rimane sempre quello, Mulino Bianco. E già, perché se insieme al logo cambiasse anche il nome, allora si che ci sarebbe uno scandalo.
CAMBIA IL LOGO, E IL NOME SI RINFORZA
Quando un nome cambia dopo anni di presenza sul mercato, e tutto il resto rimane più o meno fermo, allora quasi sicuramente c’è un problema per quel brand. Il nome è la radice del brand e appunto, lo radica in un terreno. Il logo invece, come altri aspetti visivi e grafici del brand, dialoga in modo evolutivo con il contesto e la realtà circostante: può integrare stili artistici contemporanei, spinte tecnologiche, evoluzioni di gusto e mood. E allora è soggetto a piccole scossette: a volte cambia il carattere tipografico, come nel caso di Mulino Bianco le cui lettere perdono le grazie e diventano sans serif.
UN DESIGN PIÚ FRESCO
A volte perde o guadagna un’icona o un simbolo, altre volte la forma muta in accordo con nuove sensibilità stilistiche. A volte si modifica il disegno, come nel nuovo logo per Mulino Bianco: i fiori e le spighe guadagnano colore e definizione e risultano più visibili. Anche il mulino nel cerchio marrone è più grande e leggibile. Rimane il festone bianco su cui campeggia il nome, che all’origine aveva anche dei decori rosa (logo del 1975). Nell’insieme queste modifiche sono leggere, e aumentano l’armonia e la freschezza del disegno. Ma ci sono due altri fatti importanti nel nuovo logo, che non possono passare inosservati.
UN’APE SI POSA SUL MULINO E BARILLA SCOMPARE!
Il nuovo logo ospita un’ape: entra in campo (è proprio il caso di dirlo) un animaletto che innesta una nuova storia in questa già ricca storia Mulino Bianco. Il secondo fatto di maggiore portata dal punto di vista del branding è che sparisce una macchia di colore che simbolicamente e gerarchicamente aveva un peso infinito. E sì, dal logo Mulino Bianco scompare il logo Barilla con il suo iconico e ultra visibile ovale rosso. Anche il logo Barilla è stato protagonista di un recente restyling (ne ho parlato all’inizio dell’anno) che lo ha allontanato dall’originale ispirazione dell’uovo, e cioè l’ovale rosso del tuorlo e il secondo ovale bianco dell’albume. Era un richiamo della pasta all’uovo, che rappresenta l’origine del brand Barilla.
Con questa operazione di ridefinizione, Mulino Bianco si libera dalla presenza / endorsement di Barilla, manifestando la sua autonomia e libertà. Potenzia il messaggio di naturalità autentica, aprendo altri punti di contatto con i valori della sostenibilità, del rispetto dell’ambienta, della vicinanza ad una natura bella e incontaminata, della biodiversità. L’ape concentra valore e messaggi per il brand, che sono stati ripresi e rinforzati da iniziative ed eventi sul territorio, tra queste Exhibeetion, che anche nell’alterazione del nome ripropone il tema dell’ape / bee.
Autore del restyling è FutureBrand, che raccoglie l’eredità di Giò Rossi, il disegnatore del logo nel 1975.
DA QUASI 50 ANNI
Il brand Mulino Bianco nasce nel 1974, nel breve periodo in cui l’azienda passa in mani americane (fonte Wikipedia). Presto però ritorna sotto il controllo della famiglia Barilla e ha un’ascesa così rapida che nel giro di pochi anni diventa il primo brand in Italia per i prodotti da forno. Dopo i biscotti arrivano le merendine, poi i biscotti di pasticceria, quindi i prodotti da forno salati, e negli anni 90 la linea salutistica, e gli snack pochi anni dopo. È quindi il momento di diversificare su altri livelli, e Mulino Bianco propone frullati, le Storie di frutta e le marmellate, e da pochissimo anche i gelati. Negli anni Mulino Bianco ha portato tante innovazioni, non solo nel processo di produzione dei prodotti: i rivestimenti dei sacchetti che mantengono la freschezza, i regali studiati ad hoc per le famiglie e i momenti di consumo, il blog, il Mulino vero e proprio. A ritroso è nato il Mulino Bianco, un luogo fantastico ma reale, in cui fare esperienza, conoscere i prodotti, le persone, vivere una situazione naturalistica.
UN VERO TREND DI NAMING
Il nome Mulino Bianco rappresenta un’intuizione azzeccata sotto tanti punti di vista: linguistico, semantico, semiotico, sinestesico. Due parole semplici, sostantivo e aggettivo, ognuna delle quali è densa di contenuto e ricca di spunti evocativi e immaginifici. Il mulino, il grano e la farina, i campi e il corso dell’acqua. Bianco significa purezza genuinità, candore, ha il profumo del pulito, dà una sensazione di morbidezza e leggerezza. “E quando i mulini erano bianchi, e il grano era amato e rispettato” … così cominciano tante storie raccontate dal brand.
Mulino Bianco ha generato nomi aderenti ai mondi evocati, che rinforzano il messaggio di genuinità e natura semplice: Macine, Galletti, Tarallucci, Primizie, Molinetti, Campagnole. Dove sono finiti i Saccottini? E i Mugnai? Con il tempo alcune proposte sono state abbandonate e si è creato il posto per gusti nuovi. Tra questi i biscotti Scacchieri, Cecille, Lentille.
In quasi 50 anni il brand ha disegnato un trend di naming, con i suoi nomi “mulinosi” imitati da tanti altri concorrenti: parole italiane, semplici o con suffissi diminutivi o vezzeggiativi, ispirate dalla natura, senza intermediazioni linguistiche.
Oggi fanno capolino anche nomi che raccolgono ispirazioni inglesi: Cuorcake, Mooncake, e chissà cosa ci riserva il brand, sempre in movimento con le sue circa 130 referenze.
Le immagini sono prese dal sito del brand e dalla stampa specializzata.