Cantine Minini non poteva lasciarci tranquilli troppo a lungo, e ha pensato bene di offrire una nuova occasione di contrizione. È da poco sul mercato un nuovo vino questa volta bianco, che dà profondità alla linea Mea Culpa. Il nome è Pentimento e ammicca su un bel prato giallo solare sotto l’egida Mea Culpa. Una nuova provocazione nominale, che sembra più leggera rispetto a Il Rimorso, ma ugualmente spirituale. E spiritosa.
Se si sposta la lettera iniziale P e la sostituisce con una S, la parola diventa ben più luminosa e benefica: sentimento. Mi interrompo perché è benefico anche il pentimento, nell’ottica cristiana. E forse è per questo che il vino ha colori morbidi, pieni, ed esce dall’oscurità vischiosa e potente di Mea Culpa. Pentimento si gioca su tonalità chiare, che più si adattano ad un vino bianco, fresco, gioioso.
Il termine pentimento deriva dal latino paenitère che ha nel cuore paene che significa “quasi”, e disegna uno stato di mancanza, di limite, di non raggiungimento e non soddisfazione. Il pentimento ripropone i temi della colpa, del peccato, del rimpianto e del rammarico di non essersi comportati diversamente. La coppia Il Rimorso/vino rosso e Pentimento/vino bianco è ben affiatata; anche dal punto di vista fonetico il termine Pentimento risulta meno lacerante rispetto a Rimorso.
Tutto succede sotto le regole di Mea Culpa: non si sfugge alla sensazione capestro che grava sullo spirito di chi prova attrazione per questi ottimi vini.
Da questa estate il senso del naming Mea Culpa viene sviluppato argutamente sui social. Instagram e Facebook straripano di flash che rispondono alla domanda “Quale è il tuo Guilty Pleasure?”. È stato coinvolto persino Roberto Parodi invitato a parlare di Guilty Pleasure con il suo tono di voce ironico e scanzonato che si addice a questa linea “eretica” e giocosa, che però ha un fondo di serietà e un bel look sobrio.
Le immagini sono prese dal sito del brand e dai canali social.