Non si poteva non notare questo vino con questo nome: Mea Culpa. Una pagina intera su Corriere della Sera di oggi lunedì 29 novembre. Proprio in questi giorni ha inizio il periodo dell’Avvento e questo nome così in prima linea grida ancora più forte.
IN TEMPO D’AVVENTO
“Mea Culpa” nel suo senso originario è un’orazione integrata nella liturgia cattolica. In realtà il nome dell’orazione è diverso: è sempre latino ed è Confiteor, ma da tutti viene chiamata appunto “il Mea Culpa”. Dicendo il Mea Culpa che significa “per mia colpa”, si riconoscono le proprie colpe e si chiede perdono. L’espressione è oramai di dominio pubblico e viene usata molto spesso fuori contesto religioso per dichiarare di aver fatto un errore, e assumersene le responsabilità.
Ma forse perché avevo letto poco prima qualcosa sui calendari dell’Avvento, per me l’associazione è stata immediata. Ed ha potenziato l’effetto di questo nome di vino: ci ho visto coraggio e provocazione.
CI VUOLE UN BEL CORAGGIO
Il nome è suggestivo e potente. Si fa notare più per l’incursione in un linguaggio “di settore” poco attinente con il vino (nessuno penserebbe al corpo e al sangue … ostia e vino rosso) che per il suo senso diretto: c’è uno sbaglio o un errore, e io me ne assumo la colpa.
Il vino Mea Culpa è una delle proposte della casa vinicola bresciana Minini, storica, nata più di 100 anni fa. Le sue proposte sono tante, raggruppate in linee – collezioni e distinte da nomi classici come Poggio delle Faine, Casa al Pruno, Corte dei Mori. Ci sono poi nomi più audaci come Indomito, Tank, Volupta. Mea Culpa è quello più ad effetto, che si collega ad una certa spinta eretica come si legge sul sito dell’azienda. “Nel mondo del vino si parla di passione spesso in maniera superficiale e senza l’investimento emotivo che un vino di eccellenza merita. Mi piace definire, invece, Mea Culpa un vino coinvolgente, originale e perché no, eretico. […]. L’originalità e la sua eresia derivano dalla mia aspirazione di combinare le eccellenze di due regioni italiane, Puglia e Sicilia”.
UN PO’ DI ERESIA C’È
Non so quanto possa essere peccaminoso questo gesto nella creazione di un vino, ma sicuramente il nome che lo suggella è eretico. Attinge ad un linguaggio chiaramente religioso, e per giunta liturgico. Ma lo fa con eleganza, stanando un senso originale, perdonabile.
Inoltre, avvalendosi del latino e di un noto riferimento religioso, il nome potrebbe risultare comprensibile all’estero, principale target dell’azienda vinicola, che vede nell’esportazione il 90% del suo giro di affari. Nella pagina pubblicitaria del vino Mea Culpa su Corriere della Sera, lo sfondo diceva: Our Pleasure.
Le immagini sono prese dal sito e da Corriere della Sera del 29 novembre 2021.