Se non ci bastava Mea Culpa, da poche settimane è in distribuzione anche Il Rimorso, un vino rosso dell’ultima vendemmia “suadente che ti accoglie con un colore impenetrabile… dark as a moonless night” si legge nella lirica traduzione inglese sulla retro etichetta.

L’audace fantasia della famiglia Minini, in particolare nella persona di Mario, ha dato vita ad un’altra avventura “eretica, un’evoluzione stilistica di Mea culpa” come lui lo definisce, che ci porta più in profondità sulla strada della macerazione interiore, e forse della redenzione.

Il nuovo vino rosso è presentato come Mea Culpa Il Rimorso, con l’anno di vendemmia in numeri romani. Si distingue dal capofamiglia Mea Culpa per l’etichetta più grande, total black, la scritta Mea Culpa in caratteri neri lucidi eleganti e quasi invisibili, e il nome proprio Il Rimorso in carattere oro, minuto e con l’articolo.

Il rimorso è uno stato d’animo difficile, tormentato, scabroso. Come un pensiero doloroso che ritorna e si avviluppa nella coscienza dell’errore e della colpa. Una consapevolezza pesante, che sa di pentimento ma anche di punizione. Sicuramente di confessione a se stessi del proprio comportamento o espressione impropria, malevola, mal fatta.

Il sostantivo “rimorso” deriva dal verbo rimordere. Il “ri-morso” dipinge un’immagine forte: “ri” indica reiterazione, ripetizione, continuità perpetua; morso e mordere danno l’idea di un affondo nella carne, di fibra che si strappa.

Il Rimorso non può che essere un vino potente, intrigante. Ha la saggezza della consapevolezza. Ha il coraggio di chi si espone e dichiara di aver peccato. La bottiglia è scura, statuaria; la capsula è nera. Anche se nel nome dichiara un atto sbagliato, è proprio il nome che suggerisce distinzione, regalità; un lavorio penoso della mente e dei sensi che chiede rispetto.

Chiudo con una nota umoristica di Ennio Flaiano: “Nelle mie storie d’amore una volta il rimorso mi seguiva, ora mi precede”