Mi scappa una risata quando leggo la pubblicità “Oppo Reno Guarda Oltre”. Sono 4 bisillabi così male assortiti che il ghigno è immediato. Il nome Oppo non si può guardare … ma poi penso che è lui che guarda oltre. E lascio che sia.

Poi le cose si chiariscono: Oppo, che comunque è un nome palindromo e forse è stato scelto proprio per questa sua particolarità, viene dalla Cina. Quindi non si può andare troppo per il sottile. È un nome moderno, attuale, molto digital, social e app, anche se si tratta di un produttore di smartphone di ultima generazione. Un amico lettore mi suggerisce che Oppo potrebbe avere una pronuncia vicina ad Apple, e nobilitarsi un pochettino. Resta la cruda verità che per noi italiani Oppo è un nome in bilico tra il ridicolo e l’infanzia. Tira fuori ricordi, incitazioni, cavallini. In abbinamento con Reno diventa ancora più criptico ed evanescente, ma resta l’ambizione del brand di “guardare oltre”. Beato lui, che ad ogni modo è specializzato in fotocamere sofisticate.

Fonetica, semantica, ritmo, metrica … tutto penalizza questo brand. Vediamo come se la caverà con i numeri, e intendo i costi, il rapporto prezzo/qualità, la penetrazione in un mercato quasi saturo ma sempre avido di novità.

Frugando in rete scopro che Oppo esiste dal 2008 e che “Oppo Reno è profondamente radicato nella creatività, nella spontaneità e nello spirito delle nuove generazioni e segna l’ingresso in una nuova era di interazione visiva, di fotografia, di intrattenimento e di esperienza sociale. Il risultato in questa nuova serie OPPO Reno è un design unico, unibody, che offre una silhouette naturalmente elegante con le due colorazioni ricercate”. Bene … faccio tesoro e mi nasce un pensiero: che Oppo non abbia la stessa origine visuale e grafica di Ofo, il brand (cinese) di bike sharing di cui ho scritto mesi fa, che qui a Milano ha però avuto vita breve. E quindi li none Oppo starebbe per due occhi e due nasi?