L’invasione di bici dalla Cina potevamo aspettarcela, ma che insieme alle bici gialle (anche il colore segue lo stereotipo …) arrivasse un uso visuale delle lettere del nostro alfabeto, questa è una sorpresa. In quanti si sono chiesti il senso del nome Ofo? Un acronimo, una sigla … quali parole e sensi cela?
Qualcuno ci ha provato, ofo= online fuse offline, ma sulle origini del naming il brand sonnecchia. La risposta è che il nome Ofo grazie alla grafica e al font particolare che usa, è un disegno che stilizza una biciletta. Le due “o” minuscole sono le ruote e la “f” minuscola è il manubrio sull’asse verticale della bicicletta. Ecco svelato l’arcano nome: le lettere occidentali o-f-o sono state scelte per la loro forma e in sequenza compongono un disegno che quindi si può leggere. L’effetto è sorprendente; usare le lettere per creare un senso visivo è un’operazione molto particolare, che ha avuto altre prove in passato (più o meno riuscite) ma che con Ofo risulta unica e speciale.
Il nome Ofo colpisce per la sua bruttezza e cupezza, però il giochino del disegno crea un bell’effetto. Il rimando alla bici non è immediato perché noi occidentali siamo guidati al linguaggio delle lettere e non riconosciamo facilmente il pittogramma: ci aspettiamo di leggere un nome cioè una sequenza di lettere che sono segni, ma non siamo abituati a vederli come di-segni. Nei vari paesi in cui Ofo è atterrato viene letto come una parola di tre lettere, e il mio parte di naming in Cina mi conferma che il nome Ofo viene “usato” allo stesso modo anche in Cina, dove viene pronunciato O-FO senza traslitterazione. D’altronde il brand si rivolge ad un target moderno, tecnologico, che conosce l’alfabeto occidentale, e utilizzare la forma alfabetica occidentale per un nome di brand, soprattutto se globale è un fatto piuttosto normale in Cina per le sigle e i nomi lunghi fino a 3 lettere.
Con questa storia dentro il nome Ofo, per quanto cacofonico e opaco, supera in attrazione il nome del concorrente Mobike. Quest’ultimo è un nome molto semplice, descrittivo, immediato: combina le parole inglesi Mobility+Bike e fa il suo dovere in modo basico, senza grandi emozioni e risultando un po’ generico. Mobike come nome risulta tremendamente vicino a BikeMi il bike sharing di casa a Milano, che con Mobike ha solo una lettera di differenza, in una sequenza inversa. Sia Ofo che Mobike (bici arancioni) vengono dalla Cina: Mobike laggiù si pronuncia MO-BAI-DAN-CHE e sempre in Cina ci sono altri operatori per coprire i bisogni pazzeschi di traffico urbano delle megalopoli orientali. Bisogni coperti maldestramente come da noi, dove le biciclette di free floating (senza stallo, utilizzando app, smartphone e QRcode) sono trattate in modo barbarico. Forse anche per questo le due start up cinesi Ofo e Mobike sono state definite unicorni, o peggio ancora, una forma di uberizzazione della mobilità leggera, con valenza spregiativa. Ovviamente scherzo, non c’è nessun rapporto tra barbari, vandali e unicorni; le due start up sono unicorni titolati e i loro business sono a cifra alta. La cosa interessante è che Ofo sembra sia nata per consentire agli universitari di spostarsi velocemente nelle città universitarie. Per i problemi che risolvono e creano rimando alla rete, come anche per i numeri, i costi, e tutto il servizio.