Non riesco a togliermi dalla testa la magia di sintesi, di rovesciamento e il gioco dei pieno e del vuoto che spicca dal logo D’O del ristorante di Davide Oldani. Parlo di logo perché in questo brand il segno grafico è così intrinseco al verbale che è difficile prescinderne. Il visivo e il verbale si sposano, e il matrimonio che ne viene fuori è felice e piuttosto prolifico.
Due lettere e un apostrofo. D e O sono le inziali di Davide Oldani, chef di fama internazionale, e l’apostrofo ha un ruolo, oltre che una posizione, centrale. Toglie il nome dalla semplicità della sigla e da alcune derive un po’ banali (il verbo dare, la nota …).
Come si pronuncia il nome D’O? Lo staff è secco nel dire che l’unica pronuncia ammessa, veicolata e recepita è “do”. Da parte mia penso che qualcuno possa avere un po’ di esitazione proprio per quell’apostrofo inusuale all’interno di una sillaba. Allargando il campo di vista, D’O è da intendersi come una parola composta da una sillaba, con una morfologia che riporta all’italiano. E’ vero che nell’italiano troviamo spesso la lettera “d” usata in modo apostrofato quando c’è elisione di una vocale: canale d’Otranto, palco d’onore. Certo che trovare la “d” seguita da apostrofo e chiusa da una sola lettera è un fatto strano che mi ricorda solo l’espressione italiana tratta dal francese lingua d’oc.
Oltre a ricette, ambienti, design, format, Davide Oldani e il suo staff hanno inventato una lingua. Un po’ esagero, ma un po’ no; mettere l’apostrofo dove non andrebbe è un atto creativo anche un po’ trasgressivo, che costruisce sensi e novità. Di sicuro dà importanza e fascino a due lettere casuali … Sì, casuale perché se lo chef si fosse chiamato in altro modo le lettere sarebbe state “naturalmente” diverse.
Tornando alla pronuncia credo che non pochi gourmet, e non solo stranieri, possano pronunciare “di-o” “de-o” invitati da quell’apostrofo a separare le due lettere. Sarà una mia deriva mentale, ma una lettura potrebbe essere anche “dìo”, senza separare le due lettere, perché no!
Sulla stampa il nome del ristorante guadagna l’articolo e diventa “il D’o” e tutto procede. Ma leggendo le pagine del sito del ristorante, mi faccio altre fantasie.
- Davide Oldani è nato a Cornaredo: Cornare-do.
- Nel 2008 ha vinto l’Ambrogino D’oro: D’o-ro.
- Oldani gioca con gli specchi e una parola semplice come Food genera Foo’d fo-o’d, usando nel logo D’O al contrario.
- Lo Chef in quanto Ambassador per Expo 2015 celebra il risotto giallo con “Zafferano e riso alla milanese D’O” e qui vado avanti e ci vedo anche un po’ di DOC.
- Il team di lavoro di Oldani crea il bicchiere per le acque H2D’O.
- Il sito web del ristorante e del mondo di Davide Oldani si chiama cucinapop.do; .do è l’estensione relativa alla Repubblica Dominicana, mica male, vero?
- L’account Twitter, anche lui (!) ha un -DO: @DAVIDEOLDANIDO
Insomma, c’è di sicuro un mio film personale ma c’è anche una bella strategia, un bel pensiero, una bella libertà di fare e di lanciare agganci. Mi auguro che questo nome così particolare per via dell’apostrofo risulti simpatico anche ai motori di ricerca. Questi giorni di maggio 2016 sono importanti per D’O: il ristorante si sposta di poco, sempre a due passi da Milano, e sta per apparire il sito web aggiornato.
AGGIORNAMENTO
Non finiscono di sfornare giochi di parole … e per giunta in inglese: questo il nuovo libro di Davide Oldani. Naturalmente compare la cifra dello chef, D’O che flirta simpaticamente, tra D’O e do, tra It e Eat con il leggendario “Italian do it better”. Anche in cucina.
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