Sorriso, riso, così (so in inglese) riso, troppo riso, a metà tra l’internazionale e il mix di anglitaliano; oppure scendiamo un po’ a sud e diventa “io sò riso = io sono riso”. L’apostrofo ballerino che indica la caduta di una R, o di altro a seconda della geograficità, ci porta in un bistrot appena nato a Milano, ma con la lunga storia della famiglia Scotti alle spalle. Tutto gira intorno al riso e ad una alimentazione alternativa e sempre più trendy, che si radica sulla riscoperta dei cereali antichi, degli alimenti genuini e senza glutine.
La freschezza e la particolarità della proposta è anche in questo nome che gioca con il riso e il sorriso, che fa volare un apostrofo che a sua volta richiama un altro apostrofo famoso. Quello di Davide Oldani con il ristorante D’O, chef che ha messo il suo zampino anche nel menù di So’riso. Nella ristorazione italiana questi curiosi apostrofi in mezzo alle parole si stanno rincorrendo.
La creatrice del bistrot So’riso è Valentina Scotti, che capitalizza il suo tema natale e le 6 generazioni di risieri Scotti del pavese. Certo Scotti per un riso non è un riferimento semantico proprio opportuno; un riso scotto è quello che un amante del risotto non si augura, anche se c’è una bella rima in –otto.
Ben giocato in comunicazione con Jerry Scotti e focalizzato su omonomia e cognomitudini, il cognome Scotti però non ha nulla a che vedere con la cottura del riso. Può essere tanto un diminutivo del nome Francescotto, quanto un derivato dai patronimici Scotto o Scoto, riferiti agli oriundi di Scozia e Irlanda.