Saikebon noodles starIn Star sono impazziti …

Dopo scelte di naming che non si possono proprio definire avanguardistiche (penso a Polpabella per la polpa di pomodoro, Gran Ragù per il ragù, Il Mio Brodo per un brodo …) ora se ne saltano fuori con una linea di primi piatti pronti che si chiama Saikebon.

Lo stupore scatta già per la tipologia di prodotto, veramente audace per un’azienda e un brand iper tradizionale. Bisogna dire che Star dei passi li aveva già mossi verso i piatti pronti in busta: Bontà in Tavola è il nome (piuttosto classico) di una linea di secondi piatti Star; e il mercato italiano sembra maturo, tanto che Buitoni propone una linea di noodles (senza nome di marca) e in centro città spuntano locali dove si mangiano noodles in mille modi.

Schizza, lo stupore, quando al nuovo prodotto associo il nome Saikebon, e vedo questa radice Saike- declinata in vari modi: Sai ke festa, Sai Ke Nudols … Ma quanta Star c’è in questa proposta? Quanto la marca è in grado di firmare  e sostenere (endorsement) un prodotto così “originale”? Non vale forse la pena creare uno spazio per i prodotti più innovativi e moderni avvalorato da un nome “ombrello” diverso da Star, ma che le si riferisce?

Un buon nome esprime il posizionamento in modo chiaro e parla al target del prodotto in modo comprensibile ed efficace. Il nome Saikebon dovrebbe essere la pronuncia della frase “Sai che buono” in un misto di italiano e francese, con una rimando visivo alla lingua giapponese e al sake grazie alla K in grande evidenza sul pack ed alla E lunga che sembra accentata.

Il target dichiarato sono i ragazzi, gli studenti, i giovani in generale, che magari hanno provato le paste pronte in “cup” all’estero, vogliono spendere poco (più o meno un euro circa a confezione/porzione) e forse usano espressioni colloquiali come “sai che” “sai che cosa” …

Per Star il naming della nuova linea è veramente un salto in avanti verso uno stile più aggiornato (troppo?), più assertivo, più autoreferenziale. Persino la descrizione del prodotto “nudolini orientali” si impone per audacia: italianizza e semplifica la parola noodle; ed anche la parola “Nudols” che identifica i 5 ballerini che rappresentano il prodotto sui social media, gioca in un altro modo con il termine originario noodles catturandone la pronuncia, e duetta forse con la parola “nudo”.

Riassumo: benvenuti i nomi originali, divertenti e dirompenti se riescono a mantenere un giusto equilibrio con la marca e la sua eredità.