È arrivata una nuova versione dei famosissimi biscotti Ringo Thin. Prima alla vaniglia e ora anche al cioccolato, i nuovissimo Ringo Thin sono in comunicazione con spot, affissioni, promozioni sul punto vendita. E grazie ai nuovi Ringo viene tolta dall’oscurità una parolina inglese non così comune come thin. Sottolineo il grande potere didattico della comunicazione, della pubblicità e in questo caso del naming, che ha come effetto collaterale quello di insegnare una parola nuova, un uso diverso di un’espressione, sperabilmente corretto.

Il lancio di Ringo Thin fa riflettere sulla strategia nominale del brand Ringo Pavesi, che da quando è nato negli anni ’60 ha fatto grande esperienza di nuove proposte e lanci: la torta, il gelato, i cioccolatini, vari tipi di biscotto. Tutti prodotti molto coerenti e vicini al concetto di base: il doppio, le due parti unite insieme, il banco e il nero. E questa bella coerenza si vede anche nella strategia di naming adottata dal brand: il brand name Ringo è il cuore, il leone, il protagonista e di volta in volta ospita il nome della specialità: Ringo Goal, Ringo Match, Ringo Miniball, Ringo Black.

Anche a livello visivo il nome Ringo è il centro del naming, mentre i nomi delle specialità sono le sue declinazioni. Alcuni di loro sono descritpor, quindi nomi semplici e descrittivi della forma o della composizione, come Black, Cacao, MiniBall, mentre altri sono più evocativi come Goal, Match. Nel caso di Ringo Thin siamo su un livello di descriptor puro, che si riferisce alla forma sottile del biscotto. La comunicazione traduce e rinforza il messaggio: super sottile, (quindi) super croccante, etc. L’operazione è molto chiara: c’è un’innovazione di prodotto evidente, i 2 biscotti tondi hanno spessore ridotto. Alla bontà e al piacere di sempre si aggiunge il valore dato da una frolla più sottile. Non è un nuovo brand con una nuova promessa; è lo stesso Ringo in versione sottile, quindi è ottimale accompagnare il nome con un descrittore che illustra il cambiamento, senza ricorrere a nomi originali o supercreativi che metterebbero in ombra il nome Ringo. Trattandosi di un termine estremamente descrittivo e generico, thin potrà essere utilizzato da qualsiasi produttore di biscotti e di prodotti alimentari. Oreo, diretto concorrente di Ringo ha già una versione Thins, che impiega il termine thin al plurale come se fosse un sostantivo, donandogli una certa personalizzazione e originalità. La convivenza di entrambi e di altri Thin come descrittori di marca è proprio dovuta alla genericità dell’attributo. Da un punto di vista legale, essendo Thins (con la S) un neologismo, può avere una maggiore  difendibilità rispetto ad un descrittivo puro.

Il brand Ringo segue la sua vocazione anglo-americana e continua a vivere nel linguaggio inglese. Il termine thin deriva dall’inglese antico thynne, che prende origine dal latino tenuis. Il claim di chiusura Do you Ringo è un’espressione “giovane”, pensata per il target. Anche il nome Ringo ha una storia inglese: Mario Pavesi lo scelse negli anni ’60 in onore di Ringo Starr, il batterista dei Beatles. In realtà Ringo Starr non è il vero nome, ma il risultato di un naming creativo a partire da Richard Henry Starkey.