Succede che quando si legge qualcosa di arguto si sorride; mi è capitato oggi guardano la pubblicità di Re Salmone, produttore italiano di salmoni: “Ti amo” in caratteri enormi e dorati, e sotto: “Amo è la parola più pericolosa per il pesce e per l’uomo”. Si apprezza il doppio senso: amo per la pesca e amo / amore, poi si ascolta la provocazione: amore (dire ti amo) è una cosa pericolosa per l’uomo quanto l’amo lo è per il pesce. Porgere un riferimento all’amo è guidare la percezione sul pesce libero che viene pescato, che è ben altra cosa per gusto, naturalità, nutrimento e prezzo, rispetto al pesce di allevamento. Tutto avrebbe un gran bel senso se non fosse che l’azienda protagonista di questa campagna commercia solo salmone di allevamento. Ed ecco qui l’acrobazia: (ci dicono) noi i salmoni li alleviamo con amore. Quell’amo lì, dentro la formula “ti amo”, è un aggancio ad amore, non alla bocca del pesce.
Da vizio a virtù, con un po’ di trasformismo: l’amo uncinato diventa amore, ti amo diventa la passione per la qualità dei nostri prodotti che non sono pescati all’amo. Ma noi li alleviamo bene, con “un gesto di amore per il nostro benessere”. Tutto viene dichiarato in modo diretto, onesto e irreprensibile, mettendo in luce le virtuosità del processo di allevamento e produzione: no antibiotici, no conservanti e additivi, no congelamento. I salmoni crescono bene, affumicati in modo tradizionale e con alti standard di qualità e sicurezza.
Ricostruisco la trama del messaggio:
- Si butta dentro la parola amo, inscenando un setting naturale che arricchisce il concetto di pesca all’amo. Sembra quasi che la formula ti amo generi il verbo amarti – pescarti con l’amo – prenderti all’amo.
- Si sposta il lettore sul tema della sventura dell’amo e dell’essere pescato per un pesce.
- Si arricchisce con una nota ammiccante su amore / pericolosità / rischio per il genere umano.
- E alla fine si chiariscono le cose: niente amo ma tanto amore, anche in un allevamento.
Del resto loro si chiamano Re Salmone, una scelta di naming simpatica anche se un po’ blasfema: la sovrapposizione con re Salomone è immediata. E re Salomone, terzo re d’Israele, era noto per la sua saggezza, la grandezza e la prosperità del suo longevo regno, dal 970 al 930 a.C circa. Chiaramente quello che ha portato alla scelta del nome è stata l’assonanza tra Salomone e salmone, più che la saggezza del re; re Salomone è una figura positiva della tradizione ebraico cristiana, che tutti più o meno conoscono.
La presenza della parola salmone fa rientrare il nome Re Salmone nella categoria dei nomi descrittivi con piglio originale. Se da un lato condanna il brand ad occuparsi di nient’altro che salmoni (se non vuole negare le sue origini) dall’altro la combinazione con re e quindi il rimando al re biblico portano simpatia, giocosità, frivolezza. Il tono della campagna è ludico e intelligente; il logo con il pesce in sospensione è di impatto, e lo stile del sito è ricercato e piacevole.
Tra le frasi sagge attribuite a re Salomone cito questa tratta dal Libro dei Proverbi (22, 1) perché anticipa il naming: “il buon nome vale più di grandi ricchezze; la stima, più che l’oro e l’argento”.