Issey Miyake: stilista, artista, genio sperimentatore. Ora anche scultore. Forse ossessionato dalla materia e dalle sue pieghe, a detta degli esperti sembra sia riuscito a renderla anche in un profumo. Dopo la linea di abiti pieghettati Pleats Please e la preziosa ricerca tecnologica e materica nell’ambito tessile, Miyake propone ora anche un profumo ispirato alla “piega” che ha lo stesso nome della linea: Pleats Please. Inutile dire che pleat significa piega o crespa, e che il mondo di questo nuovo profumo gira intorno alle pieghe, di cui rappresenta il movimento persino nel flacone pieghettato come un diamante e con un tappo anch’esso pieghettato che richiama il calice di un fiore. Volutamente non uso la parola francese plissé molto più facile per noi italiani, che prima di Miyake non conoscevamo neanche il significato del vocabolo inglese pleat …
Lui è il re del tessuto pieghettato, divenuto icona del suo stile: un tessuto noto dai tempi antichi ma “è stato magistralmente reinterpretato proprio da Miyake, che riesce a inserirlo in un contesto di creatività e praticità“ (www.style.it) e lo rende adatto ad esprimere il movimento, la leggerezza, la vaporosità e insieme il rigore.
Bella l’operazione, ma chissà perché all’origine Miyake o chi per lui non si è mosso sulla lingua francese e sul vocabolo plissé che avrebbe giocato ugualmente bene con il secondo termine please, e che forse è più noto del corrispettivo inglese anche al pubblico non anglofono. Un richiamo al francese sarebbe stato inoltre molto coerente con il mondo dei profumi ed in continuità con lo splendido gioco linguistico di L’Eau D’Issey … un noto profumo di Miyake, Moderno Odisseo alla ricerca di nuovi territori di espressione.