Un bellissimo esempio di un nome composto da due parti ben integrate, tanto che in gergo tecnico si parla di una “fusione”: le parti sono i due termini inglesi Pin e Interest che hanno in comune la sillaba “in”. Pin significa “appendere”, e con pin si intende la spilla, il chiodo, la puntina che si usa per appendere un foglio ad una parete, mentre interest significa “interesse”: la combinazione suggerisce l’atto di dare evidenza a ciò che più interessa. Il nome diventa così autoesplicativo del servizio: un social network dedicato alla condivisione di fotografie, video ed immagini, che permette agli utenti di creare bacheche di immagini in base a temi predefiniti o da loro generati.
Un nome semplice e facilmente comprensibile per una usabilità altrettanto semplice, che ha rapidamente coinvolto milioni di utenti: da 1,2 milioni ad agosto 2011 agli oltre 23 milioni di oggi. In Italia il fenomeno è fresco ed ha contagiato solo 1,3 milioni di persone; tuttavia nella lingua italiana il nome ha già originato un simpatico neologismo sull’onda della semplificazione: gli utenti possono “pinnare” un’immagine di un sito web, ovvero linkare l’immagine al loro profilo senza scaricarla e “rubarla” indebitamente. Il verbo pinnare fa pensare al nuoto, alle pinne, ai pesci e crea una bella risonanza con le modalità tipiche del web, dove si naviga, si surfa, ci si muove in rete.
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