I neologismi (neo “nuovo” logos “parola + suffisso ismo) sono parole originali spesso belle, e a volte anche gustose. Non dovrebbero essere nel dizionario, ma la loro fama le potrebbe portare anche lì. Molti nomi di prodotto sono neologismi, ovvero parole nuove che non esistono di per sé ma hanno una forza espressiva univoca. Spesso i neologismi nascono dal matrimonio di parole o radici di senso; e quando l’incastro è consensuale, il risultato è molto efficace.

FARMAGEDDON

Leggendo una rivista ho notato 3 neologismi piacevoli. Il primo è buffo e un po’ blasfemo perché avvicina in modo surreale un ambito ecclesiastico con un contesto comico: Farmageddon, il titolo di un film in claymation. Anche quest’ultimo è una parola macedonia, e vedremo perché. Farma deriva da farm “fattoria” e non da farma/pharma, perché la protagonista è la pecora Shaun, che vive curiose avventure in uno scenario fantascientifico. Ed ecco che si giustifica Armageddon, parolona imponente che viene usata nel Nuovo Testamento e impregna l’area semantica della catastrofe, l’Apocalisse. Il titolo del film dichiara che ne succederanno di tutti i colori, essendo Armageddon il luogo della battaglia tra il bene e il male, tra Dio e i re della terra. Per sapere qualcosa di più su questo termine spaventoso e un po’ misterioso rimando alla bella pagina Wikipedia che ne rintraccia l’etimo e le evoluzioni. Per conoscere il film ecco una presentazione.

CLAYMATION

Il termine claymation si riferisce a video e film i cui personaggi sono fatti di materiali morbidi come la plastilina e l’argilla. Nel neologismo inglese si vedono bene i due termini di partenza clay “argilla, creta” e animation “animazione” e la combinazione è quasi trasparente. Fare un lungometraggio in claymation è una faticaccia: per un film di 90 minuti ci vogliono 129 600 fotogrammi in modo da dare la sensazione del movimento (lo standard è 24 fotogrammi al secondo).

RAYOGRAFIE

Più sofisticato è il neologismo macedonia rayografia, che combina il cognome dell’artista fotografo Man Ray con il tema della fotografia, fotogramma e porta anche un po’ nella radiografia. In realtà una rayografia non ha niente a che vedere con la radiografia e i raggi X. La rayografia è una specie di fotografia che nasce però senza la fotocamera: la carta sensibile viene impressa appoggiando un oggetto sull’emulsione ed esponendolo alla luce di una normale lampadina.

Il termine rayografia si è diffuso ed è diventato pressoché “comune” almeno tra gli addetti ai lavori, tanto da non richiedere neanche la lettera iniziale maiuscola. La sua bellezza è che contiene il cognome del suo creatore Man Ray, ed è questo che può attribuire al termine una certa proprietà personale. Ma il suddetto cognome ha una ambiguità di fondo: denota un oggetto – il raggio- che  ha una bella continuità con il prodotto rayografia. Artisticamente il nome è forte, funzionalmente è a rischio. Ma niente gli toglie bellezza e originalità, neanche la commistione di inglese e italiano che lo caratterizza nella nostra stampa nazionale.