Il bistrot ristorante L’Ov ha aperto a Milano qualche anno fa ed oggi conta tre locali in zone molto centrali e strategiche della città. Il nome intero è L’Ov Milano, ma il gioco tra L’Ov e la parola inglese love non sfugge a nessuno. Ed anche il senso “I love Milano”.

Questo nome è stato scelto perché i fondatori credono nelle uova; fa sorridere, ma per i soci di L’Ov Milano l’uovo è una cosa seria, una missione, e deve essere buono in tutti i sensi. Le uova servite in mille modi nei bistrot L’Ov Milano hanno un’origine speciale: provengono da galline felici. Sono chiamate “uova di selva” perché le galline razzolano libere nei boschi di castagni della Valtellina, e mangiano quello che trovano nel sottobosco. Tutta un’altra storia rispetto alle galline dei cortili o alle altre meno fortunate che vivono in gabbie, al buio, ingozzate di mangimi poco rispettosi. Le fornitrici dell’insegna sono libere e quasi selvagge: mangiano quando e quanto vogliono nel loro bosco personale a 600 metri di altitudine, nella valle del Bitto. Definire le loro uova “biologiche” è quasi riduttivo.

Passando dalla gallina all’uovo, se già il nome L’Ov ha una risonanza affettiva che enuncia uno stile informale e coinvolgente, con l’iniziativa “L’Ov in Love” il romanticismo si dichiara in modo aperto, e il gioco linguistico diventa ancora più gustoso. Grazie a “L’Ov in Love” il locale si può avere in esclusiva per una cena a due: innamorati, riservati, capricciosi, impauriti dai contatti, i clienti possono avere il locale interamente dedicato per una cena, con menù personalizzato e cameriere tutto per loro.

L'ov in Love locandina

Tornando all’uovo, oltre che dalla gallina deriva dal latino ōvum forse legato alla radice sanscrita avjam da cui deriva anche avis “uccello”. Popolarmente viene detto ovo con un palindromo perfetto nella sua circolarità: si può leggere nello stesso modo partendo da destra o da sinistra, con una simmetria eccellente. Il sostantivo uovo nelle parole derivate perde la vocale U e diventa OV- come in ovino, oviparo, ovetto…

Una curiosità: il cereghin o cereghino è l’uovo all’occhio di bue, fritto in padella. Deve il suo nome alla somiglianza con la chierica dei frati, cerega in dialetto milanese.

Una seconda curiosità: in un’altra città, precisamente a Firenze c’è un locale che unendo le iniziali dei due termini osteria e vegetariana ha dato vita al nome L’Ov, riduzione di L’Osteria Vegetariana. Qui l’uovo non è il centro del mondo, come per L’Ov Milano. Il logo differente e la precisazione “Milano” per l’insegna milanese e “Osteria Vegetariana” per il locale fiorentino aiutano a creare un rimando preciso e assicurano una minima distinzione.

Nel logo L’Ov Milano, semplice e fresco l’uovo benché accennato è ben riconoscibile e dà volume e bellezza all’insieme. Anche la base line “Food Lovers” è diretta ed efficace.