Questa intrigante frase di uno scrittore, ci dà lo spunto per riflettere sull’elasticità delle parole e della lingua, soprattutto quando si tratta di brand naming, ovvero di individuare il nome per un nuovo prodotto.

Come procedere? Affidarsi ad una parola conosciuta, che è nel dizionario (un vocabolario comune contiene fino a 100.000 lemmi) e quindi con un significato accessibile a tante persone; oppure creare una parola nuova, che non esiste. In questo secondo caso le possibilità sono ancora più … infinite, perché si contano sulle tante combinazioni pronunciabili a partire dalle 21 – 26 lettere dell’alfabeto.

Dal punto di vista commerciale un nome inventato o di fantasia, che non ha un significato (aspetto semantico) ma che comunica solo attraverso i suoi suoni (aspetto fonetico), è sicuramente più distintivo ed unico rispetto ad un nome che ha un significato preciso. Un esempio è dato dal nome dell’automobile di casa Toyota, Yaris, che non ha una valenza semantica ed è unico. La stessa cosa si può dire per il corporate name Kodak. Se invece pensiamo al nome Focus, che ha un significato specifico e tante evocazioni positive, scopriamo che è stato ritenuto allettante come nome per una rivista scientifica, un’automobile, vari servizi, società, onlus … Questa gemellarità è un rischio che si deve valutare con attenzione quando si ricerca un nome di marca che vuole essere forte e distintivo.