Lambretta da Lambrate, a sua volta da fiume Lambro. Alla fine si tratta di un nome piuttosto minimale per un prodotto però geniale. La storia della Lambretta racconta la storia dell’Italia degli anni ’30, quando Ferdinando Innocenti creò nel 1933 a Lambrate, nei pressi di Milano, la più grande fabbrica di tubazioni d’acciaio. Poi la guerra, i bombardamenti, gli americani, i loro scooter e la benedetta riconversione.
Ispirandosi ai motoscooter militari americani nel 1947 gli ingegneri della Innocenti danno vita al fenomeno Lambretta, uno scooter con telaio unico all’inizio scoperto poi carenato. In pochi anni diventa un simbolo di rinascita, di costume, di progresso, fino a declinare verso gli anni 70. La sua storia non si ferma, perché i nuovi proprietari indiani continuano a produrre modelli ed il marchio compare qui e la, a proposito e a sproposito, alimentando anche vivaci cause legali circa la legittimità del suo utilizzo.
La rivale della Lambretta fu la Vespa nata nel 1946, forse ancora più mitica e tutt’ora prodotta. Il nome Vespa è più evocativo e forte rispetto al toponino/idronimo Lambretta, che però mette le sue radici in tempi molto antichi. Il fiume Lambro è citato in documenti del XIII secolo e la radice lamr– è addirittura preromana. Gli studi citati da Wikipedia danno un’attribuzione etimologica più sostanziosa: deriva dal greco λαμπρως (lampròs) “lucente” come la sua acqua, aspetto confermato dal detto milanese ciar com’el Làmber “limpido come il Lambro”. Wikipedia cita anche un altro studio che riconduce il nome Lambro al greco ἐλαφρός “leggero, svelto”, da mettere in relazione all’illirico lembus ‘veicolo leggero’. Il suffisso vezzeggiativo –etta che dà una nota affettuosa e simpatica al nome e quindi al prodotto, è un dono di Daniele Oppi, creativo e pubblicitario che in quegli anni diede anima e spirito a marche ancora oggi importanti come Chicco, Perfetti, Pic Indolor e varie altre. Anche il cognome Innocenti ha un’origine particolare, ed è tra i cognomi più diffusi in Toscana. Come Esposito, Trovato, Proietti, Diodato … e le loro innumerevoli varianti, è un cognome attribuito a bambini trovatelli, orfani e spesso appoggiati nelle ruote dei conventi.
Tornando a Lambretta, in questi giorni si è tenuta a Milano un’edizione speciale della mostra scambio di auto e moto d’epoca di Novegro, che ha ospitato un evento dedicato ai 70 anni di vita della Lambretta, ora mito dei collezionisti.
Ricordo che mio papà la compro usata dal medico del paese, un certo dott Gianferrari,
la pago, ben centoottomilalire, ripensandoci il dott FREGO, mio padre che probamilmente con quei sodi la poteva comprare nuova, ma Lui, forse non sapeva nemmeno dove andare, x comprarla, ma ricordo bene, ero bambino, quando mio fratello di 8 anni più grande, arrivò con la lambretta al paese era la seconda moto in paese c’era Bertocchi, che essendo il nipote preferito di un Gran signorotto, possedeva una Guzzi 500 da prima della guerra. Fu comunque un grande evento quella lambretta B rossa c’è lo, chiara nella mia memoria, io cominciai a guidarla nel 53 avevo 10 anni, PERIODO STUPENDO.
Che ricordi che evocano le tue parole. Anche mio padre, arrivato a Milano negli anni 60 con il primo stipendio del Banco di Napoli si comperò una Vespa bianca nuova. Ricordo che fu il primo stipendio, ma non ci metterei la mano sul fuoco. O la prese a rate; se invece bastò un unico stipendio mensile da impiegato vuol dire che 60 anni fa il rapporto tra stipendi e costi delle moto erano diversi!