La Scala di Milano rinnova la sua veste grafica che ci accompagna dal 1972, con l’aiuto dello studio milanese Tomo Tomo (un nome da approfondire!). Si delinea una nuova immagine coordinata per i manifesti, i libretti di sala, il magazine e i canali digitali. Alcune di queste proposte sono arricchite da fotografie e cornici di diversi colori, mentre le locandine mantengono il formato tradizionale con la cornice a racemi. Se la Scala si propone in modo più moderno, sul terreno milanese un movimento più profondo lo fa laVerdi, che cambia addirittura il nome, sfoggia un nuovo logo e una nuova immagine.
UNA VERA ISTITUZIONE
Nata nel 1992 come Orchestra Sinfonica di Milano, già nel 1993 si guadagna la protezione di un grande compositore e diventa Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi. Negli anni acquista simpatia e amichevolezza e si fa chiamare semplicemente laVerdi, avvalendosi di una comunicazione spigliata. A inizio maggio è stato annunciato un dietrofront epocale: si abbandona Giuseppe Verdi così poco rappresentato nel repertorio sinfonico, e si abbandona la leggerezza di quel nomignolo che “attacca” l’articolo femminile LA a VERDI. La bellezza del nome laVerdi sta nella sua semplicità e sintesi: Verdi (Giuseppe) diventa femminile, e così sottintende appunto l’orchestra.
LA+VERDI
L’originalità non si combina sempre bene con chiarezza e rappresentatività. E quel “Verdi”, per giunta “La”, non parla di quello che fa questa orchestra. Il problema si pone anche all’estero dove il nome laVerdi non aiuta a individuare un territorio e anzi allontana dal concetto di orchestra sinfonica. E quindi qualche settimana fa insieme alla presentazione della nuova stagione musicale, la presidente Ambra Redaelli ha così introdotto il nuovo nome: “Orchestra cosa siamo, Sinfonica cosa facciamo, Milano di dove siamo”.
Dice il direttore artistico Ruben Jais: “[…] un ritorno a quel che eravamo all’inizio, riappropriandoci del nome che ci ha visto nascere e può raccontare al mondo ciò che facciamo. Anche perché abbiamo fatto due sondaggi (tra nostri sostenitori e istituzioni estere) e il 75% ha votato per il cambiamento”. Orchestra Sinfonica di Milano era il nome originario, e anche oggi è un nome facile, comprensibile. autorevole. Fortunatamente era rimasto “sfitto”, nel senso che nessuno se ne è appropriato in questi anni in cui è stato soppiantato da laVerdi. E quindi nulla di più semplice che riprenderlo, abitarlo, e vestirlo.
UN LOGO FUTURISTA
Il nuovo logo è molto sbilanciato sul tema “Milano”: una doppia M che nel gioco di pieno e vuoto sembra moltiplicarsi all’infinito, propagando le onde sonore si legge nelle dichiarazioni. Richiama Milano, Il Duomo, la polifonia, con uno stile geometrico e razionalista. Tante ispirazioni prese dalla grafica pubblicitaria, dall’arte, dall’architettura, dal Futurismo, per approdare a questa nuova immagine solida, istituzionale, semplice ma vivace. Il rebranding è stato sviluppato dall’agenzia Landor&FITCH, mentre la nuova campagna è di Grey.
UN PROGRAMMA FITTO
L’offerta è ricchissima: nella stampa si legge dei Concerti Ristretti, delle iniziative per i più piccoli, di Pop’s, dei Concerti da Gustare con lo chef Ernst Knam, ma non si parla del Coro degli Stonati. È questa un’iniziativa in campo da 14 anni e unica al mondo, che da spazio a voci varie ed eventuali, di cui anche io faccio parte. Il Coro degli Stonati avrà i suoi momenti di gloria nei concerti di sabato 11 e domenica 12 giugno, che chiudono la stagione coristica … stonata.
Cambia il nome, il logo e l’immagine, ma la sede non cambia: l’Auditorium di Milano inaugurato nel 1999, un edificio perfetto in cui “se cade uno spillo sul palco, si sente fino all’ultima fila”, dice la M° Maria Teresa Tramontin per rassicurare i suddetti coristi.
L’Immagine principale è presa da TouchPoint.news
Il nome è super appropriato. Grazie per le tue sempre precise e ricche spiegazioni