Il FuoriSalone di Milano chiude i battenti insieme al Salone del Mobile e alla Design Week, ai suoi eventi che elettrizzano (e paralizzano) Milano e i milanesi, e alle frotte di stranieri che trottano di location in location.

Come ogni anno studi di design, di architettura, brand piccoli e grandi hanno messo in mostra le loro proposte in un tripudio di colori e allestimenti, anche memorabili. E così si scoprono luoghi, ville, cortili insospettabili, resi accessibili e invasi dalla folla per qualche giorno.

 

UN NOME SAGACE

I nomi che mi hanno colpito sono due: uno fa capo al notissimo brand giapponese Muji di cui ho parlato tempo fa. Il progetto risale al 2009 ma non sembra essere un marchio specifico e registrato, e in rete non ne vedo traccia. È un sistema di cassetti e si chiama Maslow, con un nome (e una spiegazione) efficace e raffinata. Rimanda infatti alla piramide di Abraham Maslow, un cardine della teoria psicologica della motivazione, che gerarchizza i bisogni umani in base alla loro importanza e funzione. La voce di Wikipedia sintetizza bene il senso della famosa piramide con la sua base ampia relativa ai bisogni primari, soddisfatti i quali si può ambire a bisogni più spirituali e di auto affermazione che sono posizionati verso la cima della piramide.

Così il sistema di cassettiera modulare di Muji, con 5 cassetti come i 5 piani della piramide propone diverse grandezze e gradi di importanza. La base è larga per contenere oggetti e beni essenziali; man mano che si sale la misura del cassetto scala per contenere oggetti più piccoli e presumibilmente più preziosi. Tutto è componibile e personalizzabile. Il nome è sfizioso e ispirante: fa subito pensare alla metaforica piramide e sfrutta il concetto della nota teoria. È proprio il nome che dà tono e personalità ad un oggetto povero e molto funzionale come una cassettiera modulare.

Cassetiera Maslow di Muji FuoriSalone MIlano 2025

UN NOME INCONSUETO MA BEN MOTIVATO

Un altro nome degno di nota è 6:AM. Criptico e indecifrabile rispetto allo studio di design che rappresenta, eccone la spiegazione. Lo studio progetta e realizza oggetti artistici, lampade e pannelli di vetro, che per la maggior parte vengono realizzati nelle fornaci vetraie di Murano. All’inizio della loro attività i designer e architetti dello studio 6:AM avevano accesso alle fornaci in orari improbabili, e cioè quando i laboratori e gli artigiani erano liberi e non impegnati con grandi produzioni. Quindi nelle prime ore del mattino, dalle 6 ante meridiem “prima di mezzogiorno” secondo una formula latina molto nota, con o senza puntini dietro le due lettere A ed M.

In 6:AM mi dicono che oggi le cose sono cambiate: lo studio lavora sempre in modo artigianale, ma è diventato un buon e corposo cliente a Murano, e anche gli orari di accesso alle fornaci si sono accomodati. Ma il nome 6:AM è rimasto a ricordare a tutti il lavoro duro e non scontato, radicato nel DNA di questi studiosi e artisti. È un nome alfanumerico, fatto di un numero, due punti e due lettere, non così facile da decodificare perché fuori contesto e lontano da un mondo che lavora più lo spazio che con il tempo. Ma per questo assolutamente non scontato, non banale, non prevedibile. Una volta compreso e associato allo studio, ci parla di un tempo speciale, fresco, iniziale, dove avvengono le cose, si attraversa una soglia, e il lavoro diventa produzione e concretezza.

STUDIO 6:AM CIVETTA

LA PREGEVOLE PISCINA COZZI DI MILANO

Le opere di 6:AM portate al FuoriSalone erano esposte in uno spazio incredibile: le docce pubbliche costruite sotto la piscina Cozzi negli anni ‘30, dismesse e inutilizzate (se non dai senzatetto) dagli anni ‘70. Un non luogo con una luce e suoni suggestivi, e opere uniche disposte nelle ex docce in travertino.

MURALES CATTELAN PISCINA COZZI MILANO

 

Le foto sono dell’autrice; quella del murales della piscina Cozzi è di Repubblica.