Insomma una bella “mossa” per un brand (ed un settore) che in quanto ad originalità lascia un po’ a desiderare. Nuvenia si lancia su un territorio di provocazione creativa, anche se però si perdono di vista gli obiettivi. Se, come spesso succede in comunicazione, l’obiettivo primario è di farsi notare, allora qualcosa succede: si notano i formosi fondoschiena … ma si pensa ad una marca di intimo. Il brand non è infatti così visibile, e l’occhio si attarda sulle immagini e non fa in tempo a cogliere né brand, né messaggio, soprattutto per via dei supporti dinamici e degli annunci che si susseguono rapidamente.
A dire il vero il messaggio facciamo fatica a coglierlo anche osservando a lungo l’annuncio: i giorni della settimana? Culotte-rivoluzione … e fino a qui ci si arriva, ma Slip-chiacchere? Perizoma-seccature. Confidiamo in un bel teasing e nel successivo svelamento, e ai posteri l’ardua sentenza.
D’accordo su tutto. Questa è una comunicazione che, al più, ottiene l’effetto di colpire per l’immagine sfacciata e per lo slogan incomprensibile, ma che disattende i veri obiettivi di marketing che, al fondo sono sempre gli stessi: fare conoscere il proprio nome e prodotto e convincere a comprarlo. Qui non si coglie nè il marchio nè il prodotto. Forse gli astuti creativi che l’hanno concepita pensano che la scritta proteggi-lingerie e un brand invisibile abbiano la stessa forza di un sedere-mutanda sbattuto in primo piano?
Ma questi argomenti ‘tecnici’ sono la parte minore. Non si sono ancora accorti i creativi che il vento è cambiato?
Perchè Nuvenia non spende un po’ di soldi anche per rilevare quanto si sentono rispettate le donne a cui la pubblicità si rivolge? E adesso è ora di affermarlo: niente rispetto, niente prodotto!
Silvia, introduci un tema molto caldo: quanto la donna e in genere le peggiori declinazioni del “mondo donna” siano usate in comunicazione in modo volgare e incoerente … Penso agli spot di telefoni portatili, pneumatici, divani …