Il nome Amuchina è rimbalzato molto in rete in questi tempi di emergenza Coronavirus. Si è fatto prendere un po’ in giro per le assonanze trans nazionali, tirando in ballo il nord Italia con mucche e mucchine, il sud con moine e ammuine e stabilendosi in Lombardia con mùchela “smettila”.

Sembra che dentro il nome Amuchina ci sia in realtà la Grecia antica, che si presenta attraverso la ’a’ iniziale da intendersi come alfa privativa e muche / muke “ferita, dolore”. Il suffisso –ina è condiviso con altri preparati che utilizzano il cloro diluito in acqua, ed è presto fatto. In realtà la storia di Amuchina è lunga e molto bella. Il nome è stato trovato dall’inventore del prodotto, il geniale ingegnere Oronzio de Nora che giovanissimo scopre la potenza dell’ipoclorito di sodio, ne brevetta la formula diluita in acqua e registra il nome Amuchina. Studioso dei processi cloro-soda nei trattamenti di depurazione delle acque, portò grandi innovazioni nell’industria chimica e fondamentali applicazioni nel settore farmaceutico. L’azienda da lui fondata nel 1923 a Milano è tutt’ora attiva (9 sedi e 1500 dipendenti) e si occupa di tecnologie sostenibili, risparmio energetico e trattamento delle acque.

Prima di De Nora altri scienziati e chimici di fine 700 avevano studiato il cloro e la sua valenza sbiancante; nel 1820 si intuisce il potere disinfettante del cloro diluito e si diffonde l’uso negli ospedali. Amuchina comincia ad essere usata negli anni ’30 del 900 contro la tubercolosi, per disinfettare l’acqua da bere durante la seconda guerra mondiale e negli anni ’80 contro l’epidemia di colera che colpì il Sud Italia.

Dal 2000 Amuchina è un marchio di proprietà di A.C.R.A.F.; è commercializzato da Angelini Pharma ed è usato come nome per una gamma di prodotti vastissima. Ci sono prodotti Amuchina per la pulizia delle superfici e per l’igiene personale; viene usata per disinfettare acqua e verdure e come detergente per indumenti. A livello professionale si usa per la disinfezione di macchinari e strumenti medicali.

L’ipoclorito di sodio o NaClO diluito in percentuali differenti viene usato come sbiancante e disinfettante in tantissimi prodotti. Sul sito Fedaissif Federazione delle Associazioni degli Informatori Scientifici del Farmaco e del Parafarmaco questi prodotti sono raccolti in una tavola che evidenzia la radice di derivazione di ciascun nome: candeggina dal verbo candeggiare, nettorina usato soprattutto in Romagna rifacendosi a “nettare pulire brillare”, varechina dal francese varech l’alga da cui si ricava la soda, a sua volta derivato dallo scandinavo wraec “relitto”, neveina usato nel centro e sud Italia con richiamo alla neve. Tutti, ma proprio tutti hanno in comune il gentile suffisso ‘–ina’, un diminutivo femminile che rassicura sulle buone intenzioni di chi lo porta.