Una K, una B e due O. Combinandole può venire fuori book, come obok (simpatico, pronunciabile), oppure oobk (impronunciabile in italiano), oppure koob, ma anche Kobo. Sono tutti anagrammi della parola book, e Kobo sembra essere quello più felice, trattandosi di una azienda canadese-nipponica.

Kobo è un eReader, ovvero un lettore che consente di leggere libri in formato digitale. In realtà il brand name Kobo è una creazione della canadese Indigo Books & Music e solo recentemente il colosso giapponese Rakuten la ha acquistata, probabilmente non solo per affinità fonetica con il nome. Il comparto dell’ebook sta rivelando ampi margini di guadagno e non stupisce che ci sia molto interesse intorno a device  ben sviluppati. Kobo in particolare offre una gamma ampia di prodotti ben annunciata dal naming che capitalizza sul brand name Kobo, cui si aggiunge un suffisso semplice anche se non sempre di facile decodifica: KoboGlo (globale perché antiriflesso e aiuta la lettura “di giorno e di notte”?), Koboarc (perché facilita l’archiviazione?) Kobotouch, Kobomini.

Il termine kōbō ha vari significati nella lingua giapponese: è un nome proprio maschile, un elemento della cerimonia del tè, indica una persona lontana, un fiocco, un vecchio albero, un laboratorio. Per noi italiani Kobo è un bisillabo che fa pensare facilmente al giappone: ha una fonetica simpatica, attraente, ludica. Forse il gioco anagrammatico con book non è immediato perché prevale la suggestione giapponese o del nomignolo affettuoso e simpatico. Di sicuro è un nome che si memorizza facilmente anche grazie all’impatto visivo della K iniziale e della rotondità della lettere che la seguono.