Un’altra storia di nome per chiudere per un po’ il capitolo delle K. Si tratta di Kiko, un brand di cosmetica tutta italiana nato nel 1997 con un grande sogno imprenditoriale, che oggi dà realtà a centinaia di negozi di proprietà in tutto il mondo, ad una Academy per la formazione del personale, e ad una buona filosofia della cosmetica.
Il nome Kiko è nato in modo semplice, dice il fondatore Stefano Percassi, “doveva essere breve e rimanere in testa”.
Salta fuori Kiko, nome di una ragazza conosciuta in una discoteca di New York. Al nome proprio Kiko viene aggiunto Make Up Milano, brand line che nel 2014 diventa semplicemente “Milano”. L’attuale logo è quindi Kiko Milano, con massima rilevanza anche negli store al nome Kiko, graficizzato attraverso la K, giocata da sola o in simmetria rovesciata con la sua gemella.
Quindi ancora K, ma con una motivazione diversa rispetto a quella che ha portato al brand name Kodak. Il giovane Percassi è stato colpito dal suono netto, veloce, secco del nome proprio Kiko; dalla facilità di pronuncia in molte lingue e culture e quindi dal suo “passaporto” internazionale, ideale per incarnare la sua visione imprenditoriale globale.
Il nome Kiko è semplice, ritmico, scandito … di più! Si scolpisce in testa grazie ad un’estetica forte, lapidaria, fatta di suoni e linee dure, che insistono molto sul canale visivo.
Dal punto di vista fonetico e fonosimbolico ha un profilo maschile, anche se è usato in molte culture come nome o diminutivo di nome di donna. Ha un sapore orientale, e in lingua giapponese è un nome di ragazza che conserva un bel significato legato alla gioia, alla grazia e significa “sii grato”.
L’abbinamento con Milano, ancora più forte ed iconico nella versione senza la formula “make up”, porta il nome più vicino alla sua origine Made in Italy. La dialettica Kiko + Milano dà valore ad un contenuto fashion, design, di tendenza, e in generale di cultura della moda. La proposta del brand è quella di una cosmetica di qualità a prezzi accessibili, ricerca e professionalità come quelle di un brand di alta moda ma alla portata di tutte. Il nome avvalora questa visione: è minimale, attuale, abbordabile, senza la pretenziosità della lingua francese o di un codice linguistico chic e di alto registro.
I negozi sono l’incarnazione della filosofia del brand: colore e ordine, tendenze e ricerca, nuove proposte e glamour. Circa il concetto degli store è in corso una dura battaglia legale che per ora ha visto perdente il brand Wjcon, accusato di copiare nel layout dei suoi negozi il design e le particolarità degli arredi creati per Kiko dallo studio Iosa Ghini, famoso per le collaborazioni con il brand automobilistico Ferrari. La corte ha giudicato “meritevole di tutela del diritto d’autore il lay out dei negozi Kiko condannando la Wjcon a modificare entro 60 giorni gli interni di tutti i negozi “asseritamente” copiati rispetto a quelli del concorrente Kiko, oltre al risarcimento dei danni per € 716.000,00”. Ma la faccenda è ancora aperta.