Prodotta in Italia, la Jeep Renegade vede la luce dei negozi e dei media in questi giorni: ed è già un caso. Prima di tutto lo spot tv, una clip lunga ben 145 secondi (Frame Communication e Leo Burnett) con la canzone creata apposta dal rapper italo africano Victor Chissano, qui il testo. Poi la produzione italiana nello stabilimento Fiat di Melfi.
Eccolo qui il nuovo piccolo SUV Jeep, che eredita il nome da un allestimento delle prime Jeep civili CJ (Civilian Jeep, poi diventato Jeep) degli anni 70/80 discendenti dei veicoli americani impiegati nella seconda guerra mondiale. Il nome Renegade non ha significati che si possano dire positivi: ci parla del rinnegato, una sorta di bandito traditore e disertore, che ha voltato la faccia ai suoi pari ed uscito dalla comunità e spesso dal lecito. I rimandi e le evocazioni risultano però più amabili: la persona che si isola, il duro “americano”, un po’ cowboy e un po’ buono.
Indubbiamente il nome Renegade fa molto western, e la canzone rap sottolinea questi aspetti di avventura, ricerca, spirito libero, associati più alla conquista del west che al personaggio del rinnegato; ma poco importa. Quello che viene trasmesso è un desiderio di libertà e di autenticità, che porta ad andare contro le convenzioni. Del resto si tratta di un piccolo suv (il più piccolo della categoria) quindi anche l’incursione nel male e nell’illecito sarà contenuta. Il nome è incisivo ed ha personalità; gli auguro una sorte diversa da quella che ha subito il nome Jeep, che per lungo tempo è stato usato in modo generico, subendo il fenomeno della volgarizzazione. Del resto il nome Jeep nasce da un esercizio linguistico particolare: è la pronuncia della sigla GP General Purpose, categoria di appartenenza del mezzo militare. … la genericità ce l’ha proprio nel DNA.