Le richieste di registrazione di Je suis Charlie come marchio verbale o figurativo e quindi il suo uso come nome di proprietà di qualcuno, sono state per fortuna respinte dagli uffici incaricati del deposito di marchi e brevetti. Sarà quindi più difficile lucrare su un evento così drammatico.
Lo slogan Je suis Charlie un papà in carne ed ossa però ce l’ha: si tratta di Joachim Roncin direttore artistico francese della rivista Stylist, che appena saputo dell’attentato ha creato il nome e il logo ispirandosi alla prima parte del nome della rivista Charlie Hebdo, e usando per “Je suis” il font del titolo della rivista per cui lavora. L’ispirazione originaria è poi forse il discorso di John Fitzgerald Kennedy a Berlino nel 1963 diventato famoso per la frase « Ich bin ein Berliner ».
Da qualche giorno è on line una pagina francese di Wikipedia proprio sullo slogan e sulla sua breve ma già radicata storia: nei primi 3 giorni dopo l’attentato è stato l’hashtag più usato, presente in oltre 5 milioni di tweets, e lo si è visto in affissioni, sulle magliette della squadra di calcio della Lazio, come nome di una piazza a La Tremblade nella regione francese Charente-Maritime, come titolo o all’interno di canzoni. Un fenomeno mediatico che speriamo non venga inquinato da interessi commerciali.