Milano si popola di alberi di Natale. Sono tantissimi e diversissimi, tradizionali e non, con luci, stelle e istallazioni fantasiose che promettono esperienze e grandi regali. Sono brandizzati e dietro ciascuno c’è un motore che macina idee, proposte, budget da mesi. I brand che si sono aggiudicati le location più importanti sono i soliti: Dior, Lego, Motta, VeraLab, Sephora, A2A. I luoghi in cui luccicano sono le piazze centrali di Milano con alti passaggi di persone, gemellate però con altre zone più periferiche, per portare luce e bellezza anche in vie meno battute della città.

Albero di Natale Dior Il Natale degli alberi

Foto Yesmilano.it

CORREVA L’ANNO 2020

Il mega progetto che vanta 5,6 milioni di investimento da parte dei brand, si chiama Il Natale degli Alberi ed è stato pensato da Marco Balich e regalato da Fondazione Bracco al Comune di Milano. È nato nell’anno nefasto 2020, per portare luce e calore in un momento planetario difficile. “Con Il Natale degli Alberi, un progetto di bellezza, di speranza ma anche di rinascita abbiamo reso meno buio il Natale 2020 di tante famiglie milanesi” ha dichiarato Diana Bracco. Oggi alla sua quarta edizione conta 27 alberi di Natale e 14 istallazioni luminose.

Il suo nome è Il Natale degli Alberi, una formula di 4 elementi verbali. Il primo è l’articolo il, elemento non necessario davanti a Natale, che però dà un tono e personalizza la formula che segue: Natale degli Alberi. Questa rigira un’espressione tipica a cui siamo tutti affezionati da quando abbiamo 3 anni: albero di Natale.

 

DA “GLI ALBERI DI NATALE”  A “IL NATALE DEGLI ALBERI”

Nel nome dell’evento milanese il soggetto della formula tradizionale “albero” diventa complemento, mentre diventa soggetto quello che nell’uso comune è il suo complemento “di Natale” e dava specificità all’albero. Il centro di questo speciale evento è (il) Natale, non come festa di tutti, ma un Natale festeggiato da (soli) alberi. Mi viene in mente un sabba fantastico con gli alberi che si riuniscono e festeggiano il loro Natale, senza umani e bambini; solo gli alberi con il loro Natale. Si delinea un Natale arcaico e diversamente sacro, con rituali e cerimonie in natura, alla Buzzati con i geni degli alberi che si nascondono e tramano per salvare il bosco.

Questo ribaltamento linguistico e un po’ magico mi riporta al fatidico 2020, primo anno del Covid, quando la natura si è presa una certa rivincita: per le vie deserte di tante città sono comparsi animali insoliti, le piante urbane hanno respirato e si sono espresse meglio, per alcuni mesi.

 

L’ABETE ROSSO, SIMBOLO DI NATALE

Però il grande abete rosso trasportato in Piazza Duomo mi fa un po’ pena: 27.5 metri di altezza, con un viaggio stressante dalla Valtellina, e ora costretto a sopportare centinaia di lucine, palle, selfie. Chiaro, non è vivo; ma vederlo lì piantato sul marmo, come anche i suoi amici in mezzo a strade, semafori, clacson, inquinamento, senza radici, senza processi naturali, a malapena guardato da cittadini e turisti che si mettono in coda per avere un gadget, ecco, non è uno spettacolo emozionante.

Introduco il verbo essere e dico che Il Natale è degli alberi, ma di quelli veri, vivi, verdi. Conifere che sprigionano balsami, ci regalano pigne (detti coni, e le conifere appunto portatrici di coni), si coprono di neve in inverno nei loro luoghi nativi. Taccio sulla contesa circa dove sia nata l’usanza di addobbare gli abeti, e mi faccio anch’io incantare dalla danza delle lucine e dalla gioia dei bambini che indicano con le dita questi alberi portentosi.

Il Natale degli alberi 2024

Foto dal sito Comune di MIlano

 

L’immagine principale è presa dal sito Comune di Milano