Ma come lo dobbiamo chiamare questo nuovo operatore di telefonia? Ho, Acca-o, Ho Punto, Ho Mobile? Il nome parte ambiguo e quindi genera un uso ambivalente, anzi polivalente. In prevalenza nella stampa scritta viene citato come ho.Mobile, cercando di mantenere la lettera “h” minuscola. La comunicazione del brand invece gioca sul verbo avere declinato alla prima persona (io) “ho”, seguito dal punto e senza la seconda parte “mobile”; cito dalle affissioni “Ho. Tutto chiaro.” “I vantaggi che ho.” “ho. Qualcosa di importante da dirti.”. La cosa più certa è che il brand name del nuovo operatore virtuale è ho.Mobile, cui corrisponde il dominio ho-mobile.it. Il logo del brand sembra invece essere ho. compreso di punto come si vede sul sito, su Wikipedia, nella app e in comunicazione, dove sembra che “tutto chiaro” sia la brand line.

Più che chiaro tutto appare un po’ sfumato; sembra che quello che premesse ai responsabili fosse arrivare presto sul mercato e in modo dirompente per tenere testa agli altri operatori low cost. Il lancio è avvenuto in Italia prima dell’estate, e solo in Italia il nome Ho./Ho.Mobile offre questi giochetti linguistici. Al di là di queste arguzie che però fanno incespicare l’utenza, il nome merita un altro tipo di attenzione. A cominciare dal fatto che il nome ho. per quanto breve non è per nulla semplice ed in più presenta un’originalità veramente forte. A prescindere dal segno del punto che ha un’importanza soprattutto visiva, non dimentichiamo che “ho” è un verbo declinato. Non è così frequente trovare nel naming esempi di verbi declinati, in italiano e addirittura senza soggetto. Oggi fioriscono nomi che integrano You / Yu / We / Mi / I e altri pronomi. Ma un verbo puro, e aggiungo scarno come “ho” di sole due lettere di cui una muta, è una sorpresa per gli specialisti e gli appassionati di naming che ne possono apprezzare la portata innovativa.

Ho fatto varie ricerche in rete in questi giorni per scoprire qualcosa sull’origine del nome ho./ho.Mobile: chi ci ha lavorato, chi ha curato la grafica e la comunicazione. Ma a parte qualche confusione iniziale sul fatto che fosse un brand di Iliad (il suo massimo concorrente!) non ho trovato nulla di interessante.

Bilancio: ho. è un nome singolare, forte, icastico, che si fa notare e che si presta ad usi originali. Il piano visivo supera in efficacia il piano verbale/orale. Frasi come “Hai letto dell’offerta di ho … Ho una sim ho … “ non sono il massimo, e per forza deve venire in aiuto la dicitura completa ho.Mobile o altre spiegazioni più complesse.

Inutile dire che l’offerta di ho. è molto interessante: tutti i contenuti sul web portano l’accento sulla tariffa unica molto bassa e i tanti altri vantaggi, oltre al fatto di avere Vodafone alle spalle come rete e servizi. La scelta di naming degli operatori virtuali concorrenti è stata molto più classica, e più classico del nome Iliad non si poteva. Con Kena Mobile (Tim) c’è qualche movimento: la forma sembra arcaica e grecizzante, ma l’origine è più esotica. Lo scopriremo a breve. Meno guizzi creativi per il nome della società che gestisce ho.Mobile: si tratta di VEI srl, acronimo di Vodafone Enabler Italia.