Siamo testimoni di nuovo ingresso nella già affollata famiglia di prodotti Cameo. Torte, dessert, creme, pizze, lieviti, pectine e tutto quello che Cameo ha creato o acquisito negli anni, dovrà fare un bello spazio per la nutrita gamma High Protein. Sotto questo nome e brand rientrano infatti creme, muesli, pancake, mousse, bevande. Sono prodotti pronti o da preparare, e sono affratellati dal concetto di “proteina” che si staglia nel naming High Protein. Il nome inglese scelto per la linea dà visibilità al tratto distintivo di questi prodotti proteici, con le loro valenze nutritive e benefiche, per chi ha una vita attiva e vuole rimanere in forma.
Per noi italiani il termine protein è accessibile perché molto simile al corrispettivo italiano. È stato coniato dal chimico olandese G. Mulder nel 1838, che si è ispirato al greco “primo, principale, che occupa la prima posizione”. La voce proteina dell’Enciclopedia online Treccani spiega molto ampiamente cosa sono e cosa fanno le proteine.
HIGH
Più difficile per noi italiani sono la pronuncia e la comprensione del termine high, che richiedono una buona competenza nella lingua inglese. In realtà questa parolina ci accompagna da tempo, inclusa ma ben nascosta nell’arcaica abbreviazione HI-FI high fidelity, o nella formula high tech. Ma non escludo che possa destare qualche perplessità.
High deriva dall’inglese antico hyġe con il significato di “mente, pensiero”, e ha dato vita a termini simili in varie lingue germaniche e Nord Europee: huwggje, höge, hoge, hüge, huge, hoge, hu, håg, hugur. In comunicazione Cameo si appoggia ad High e lo rende intellegibile con il claim “Forte anche nel gusto”, come a dire che High significa forte, e la forza è nelle proteine ed anche nel gusto buono dei prodotti.
Il feeling di gamma della nuova proposta è dato sia dal nome comune High Protein, sia dal cucchiaio nero che fa da sfondo al nome e ne aumenta la visibilità. Il cucchiaio dà un movimento ai pack e li rende distintivi rispetto agli altri pack Cameo, sempre molto colorati e ricchi di stimoli. In più invita all’uso, sia che si tratti di preparati in polvere, di bevande, di creme o muesli.
DA CAMMEO A CAMEO
La storia del brand Cameo è illustrata in modo efficace sul sito. Ne estraggo due dettagli che hanno fatto la differenza. Il nome originario dell’azienda era il cognome del chimico olandese che alla fine dell’800 ha inventato il lievito in bustina, August Oetker. Per l’Italia questo nome era difficile e praticamente impronunciabile. Pertanto nel 1953 solo per l’Italia è stato sostituito da Cammeo (con due M) prendendo ispirazione dal logo Dr. Oetker che mostra il profilo di una donna all’interno di una cornice ovale, come fosse un cammeo. Il cammeo (raramente cameo) è un gioiello realizzato attraverso l’incisione di una pietra stratificata (agata, sardonica o onice) o di una conchiglia. La superficie in due strati di colori distinti permette di isolare nitidamente dal fondo la figura in rilievo.
Il nome Cammeo è una scelta di comunicazione valorizzante che svela un’estetica raffinata, e che potrebbe avere affinità con le preparazioni culinarie e con l’arte di realizzare torte, dolci, dessert con eleganza e grazia.
Si legge sul sito che “negli anni dell’abbondanza e dell’ostentazione (era il 1985) l’azienda compie un atto di sobrietà, togliendo una lettera dal proprio nome. Da Cammeo a Cameo: un brand dal suono più moderno e incisivo”. Wikipedia giustifica questa riduzione con la maggiore leggibilità del nome Cameo rispetto a Cammeo. Ho dubbi su entrambe le motivazioni, ma credo che in pochi si siano accorti della scomparsa di una M. Come anche credo siano in pochi a realizzare che molti nomi di marche della nostra infanzia sono ora parte dell’impero Cameo. Mi riferisco ai lieviti Bartolini e PaneAngeli, alla pizza Regina e a SpeedyPizza.
Negli ultimi anni Cameo ha lanciato tante iniziative oltre ai prodotti, e tra queste DolceCasa, il Campus a DolciIdee, luoghi fisici e virtuali per entrare in contatto con il brand, le sue proposte e i suoi valori.
Le immagini sono tratte dai siti del brand, o da fotografie dell’autrice.