È la città che parla, o almeno è così che piace pensare a me quando vedo gli annunci verdi di questa campagna pubblicitaria. Immagino che la mia città, Milano (ma la cosa è estendibile a tutte le città e sta avendo risonanza internazionale) stia chiedendo a noi e alle amministrazioni comunali di provvedere a piantare alberi e quindi a forestar-la. Penso che Forèstami sia un imperativo, e lo immagino con l’accento ben marcato sulla E.
Il neologismo Forestami definisce un progetto urbano che coinvolge vari enti e fondazioni, che ha come obiettivo “la messa a dimora di 3 milioni di alberi entro il 2030 a Milano”. Il programma è ambizioso: dall’ultimo censimento risulta che a Milano ci sono 501.252 alberi, e altri 114.000 troveranno il loro posto a breve, questione di giorni per i quartieri periferici e tempi più lunghi per alcune zone centrali; nasceranno nuove aree verdi e il grande parco metropolitano.
C’è stato tanto movimento e scambio tra sindaco, assessori, comitato scientifico, promesse e impegni in occasione della giornata nazionale dell’albero il 21 novembre; da cittadina milanese ho fiducia che il progetto andrà avanti e che al grido di Forèstami, giorno dopo giorno qualche metro quadrato urbano diventerà più naturale, verde e ombreggiato.
In realtà di questo progetto si parla già da un po’, e agli inizi la grafia del neologismo era ForestaMi, con la M maiuscola ad indicare Mi di Milano. Ora nell’uso del termine sulla stampa la M maiuscola è scomparsa. Peraltro dentro il termine Forestami c’è anche la parolina Ami, che può ricondurre all’amore e quindi all’amore per la foresta e il verde, e all’ami-cizia con l’ami-co albero.
L’ossimoro foresta-città è molto stimolante: si parla spesso di “giungla urbana o giungla metropolitana”, ma associare l’immagine della foresta alla città diluisce la connotazione negativa di questa formula e accentua l’immersione nella natura.
Il visual della campagna di Forestami con le foglie verdi fresche e vivaci e piene di venature, in ombra o luminose, è molto potente nella sua semplicità. Interessante anche il pronome “mia” della frase “Albero dopo albero la mia città è sempre più verde”. Un tono di voce diretto, narrativo, personale.
Apprezzo molto i neologismi, anche quelli che non vanno troppo lontano dai termini originari; il verbo forestare (rimboschire) esiste veramente, è transitivo e con il suffisso –ami crea un gioco simpatico. Peraltro esiste anche il nome proprio Forest; in realtà nei paesi anglosassoni è più diffuso Forrest (ad esempio Forrest Gump) sia come nome che come cognome. La sua origine è il termine forest “foresta” da ricondurre al latino silva forestis cioè “boschi esterni, al di fuori” delle mura cittadine.
Con Forestami la foresta che è nata per essere fuori, entra e invade la città: una bella iperbole che fa onore a questo neologismo.