“Eataly è mangiare italiano, vivere italiano. Il nostro obiettivo è dimostrare che l’alta qualità dell’enogastronomia italiana è alla portata di tutti”. Tutto chiaro. Peccato che lo si dica con un nome più che inglese, e che addirittura volge in inglese quel poco di italiano che avrebbe potuto esserci: la sillaba iniziale “it” di Italia diventa infatti “eat”.
Eataly compie 9 anni, ma ancora qualcuno, e non parlo solo di persone che non sanno l’inglese, lo pronuncia “ititaly”. In questo nome non tutto fila liscio. Oggi Eataly è un’istituzione; è la bandiera del cibo italiano di qualità. Il brand si proietta sempre di più all’estero, con aperture ad Istanbul, Tokio, Osaka, Dubai e persino con ristoranti Eataly a bordo di navi da crociera. Gli angloamericani e in genere gli stranieri non hanno difficoltà a leggere e interpretare il nome, e ad avvicinarlo alla realtà italiana e al made in Italy nel food, comparto che ha grande credibilità all’estero.
Negli anni il modello Eataly si è evoluto da punto vendita a ristorazione, e all’Expo 2015 di Milano è stato un protagonista molto apprezzato. L’evoluzione porta ad arricchire le proposte e sotto il cappello Eataly oggi si trovano anche prodotti per la casa, cosmetici, detergenti, che con il food e il tema “eat” enunciato nel nome hanno poco a che fare.
La baseline “Alti cibi” presente nel logo è molto italiana e non proprio alla portata di uno straniero. Utilizza i due termini “alti” e “cibi”, ignoti a chi maneggia le poche parole italiane classiche: buono, bellissima, pasta, pizza, e si tace sulle altre.
Il nome Eataly è stato una bella trovata per dare un respiro ampio e moderno alle produzioni alimentari italiane di qualità, e per offrire visibilità e distribuzione a piccoli produttori che lavorano bene. E’ nato con una personalità internazionale e fresca forse perché già agli inizi l’ambizione principale era di uscire dall’Italia. Tra le proposte di Eataly non sfugge Eatinerari, un’idea regalo simpatica anche per il neologismo gustoso.