Tutto comincia a San Pietroburgo per opera di Pavel Michailovitch Kousmichoff, che da ragazzo lavora presso un importatore di tè. I tè russi sono molto apprezzati perché vengono importati via terra, preservandoli dall’umidità del trasporto via mare. Nel 1867 Kousmichoff apre la sua casa da tè e comincia a creare miscele che riscuotono il favore dello zar. Il figlio supera il padre e a Londra impara tutto sul commercio e sulla produzione di te.
All’inizio del ‘900 in Russia le case da tè Kousmichoff sono 51 e le miscele si personalizzano: Grand Yunnan N°21, Polish Blend N°18, Russian Morning N°24, “Caravan” N°50, che prende il nome dalle carovane di cammelli che trasportavano il tè dalla Cina prima dell’inaugurazione della ferrovia transiberiana nel 1900. Prince Wladimir, creato nel 1888 per commemorare il 900° anniversario della fondazione della Sacra Russia da parte di Vladimir il Grande, è oggi il best-seller di Kusmi Tea.
E’ la volta di Parigi, dove nel 1917 Kousmichoff figlio apre un laboratorio ed inaugura la Maison Kusmi-Thé; e qui accade la definitiva trasformazione del cognome, dopo il passaggio intermedio Kousmi Cha (tè in russo, derivato dal termine cinese) poi ulteriormente semplificato e occidentalizzato, senza però perdere la sua natura slava.
Anche nelle traslitterazioni Kuzmichoff e Kouzmitchoff, il cognome Kousmichoff combina il suffisso –off / -ov tipico dei cognomi slavi per indicare “figlio di” e la radice Kusnèz che significa “fabbro”. Significa quindi “figlio del fabbro, di colui che lavora i metalli”. In polacco, illustra ancora l’esperta di lingua russa Emanuela Italiano, Kuzmick significa “che abita vicino ad un fabbro”, mentre in croato Kuzmic significa “bello, celeste” e deriva dal latino cosmic. Nel destino dei Kousmichoff, oltre al ferro, doveva entrare anche il tè … per poi uscirne, all’inizio del nuovo millennio. Dopo alterne vicende e un’impennata negativa, l’azienda Kousmichoff viene quindi acquisita nel 2003 dai fratelli Orebi, eredi di una famiglia di commercianti (cotone, metalli, caffè cacao) che rivitalizzano il brand e lo rilanciano a livello internazionale.
Oggi c’è un negozio Kusmi Tea anche a Milano, e come i negozi si moltiplicano anche le miscele e i colori delle originali e iconiche confezioni di latta. Per godere della bellezza e delle suggestioni delle miscele, vi rimando alla raffinata campagna pubblicitaria, ed al sito pieno dei colori dei tè.
Storia molto interessante. Aggiungo un dettaglio linguistico curioso: nelle lingue europee (e nella maggior parte delle lingue del mondo) vengono usate solo due parole per denominare il tè, entrambe di origine cinese ma arrivate da strade diverse.
In portoghese tè si dice invece cha perché i portoghesi, primi importatori di tè in Europa, seguivano rotte che passavano da Macao, da dove presero in prestito la parola cantonese cha, equivalente al mandarino chá. Stessa origine per il nome del tè in quasi tutte le lingue dell’Europa orientale (chai o cha) ma in questo caso, come hai già evidenziato, il tè arrivava via terra.
In italiano invece si dice tè perché i commercianti olandesi, i principali importatori di tè in Europa a partire dal XVII secolo, avevano contatti commerciali soprattutto nel Fujian, dove si parla il cinese min nan, la cui parola te55 divenne thee in olandese e fu poi adottata con minime variazioni quasi tutte le altre lingue dell’Europa occidentale.