Cinelli NamingSi parte dal nome del fondatore Cino, lo si ritrova nel cognome Cinelli e comincia una bellissima storia di naming.

Allitterazione, ripetizione, raddoppiamento o come lo si vuole chiamare, il nome rinforza il cognome (una mattana molto gradita ai genitori). Cino è il suffisso che si trova in molti sostantivi leoncino, biroccino che per un curioso fenomeno linguistico acquisisce autonomia; è definito un ipocoristico (alterazione fonetica di un nome proprio che porta spesso a un diminutivo o vezzeggiativo ) aferetico (che ha perso i primi suoni/sillabe).

Ciclista professionista negli anni ’40, Cino Cinelli fonda con il suo cognome nel 1947 un’azienda che inonda il mondo ciclistico di fondamentali novità: il primo manubrio in alluminio, la prima sella con lo scafo in plastica, i primi cinghietti fermapiede, il primo pedale a sgancio rapido.

L’azienda va molto avanti, con un ottimo marketing che rivitalizza i miti del ciclismo; mi interessa qui per lo spirito provocatore che aleggia anche nei nomi delle bici proposte nel corso degli anni. Rampichino (la mountain bike) Laser, Spinaci (le prolunghe), Hobo (gli hobos, i leggendari vagabondi americani del primo 900) per l’avventura estrema e il deserto, Mystic Rats, Hoy Hoy e chiudo con Bootleg da cui nasce per crasi il concetto di HoBootleg per ciclocross e turismo. Il termine inglese bootleg significa “merce di contrabbando, contrabbandare” e deriva dall’abitudine dei trafficanti di nascondere le bottiglie di alcolici nei loro stivali boots. Inoltre con il  termine bootleg si intende generalmente un libro, disco … prodotto in violazione delle leggi sul copyrightProprio una bella citazione per una bici trendy, urbana che nel 2000 “sfida le regole e inventa il concetto di street cycling …

… oggi Cinelli è citata nel Dizionario del Design Italiano (Rizzoli, 1999) nell’ADI Design Index (2000-2001) e viene considerata oggetto di culto negli USA al pari di Ferrari, Vespa e Fornasetti” si legge nel sito Cinelli.