Si chiama Easyjoint e sta diventando in Italia il sinonimo della cannabis legale, la canapa indiana light che con contenuto basso (inferiore a 0,6% ) di THC Tetra-idro-cannabinolo, può essere venduta e consumata senza andare contro la legge italiana, se maggiorenni.

Varie fonti in rete chiariscono che dicendo cannabis, canapa e marijuana ci si riferisce alla stessa cosa. E facendo ricerche in inglese anche il termine joint, insieme ad altri significati si riferisce ad una sigaretta di marijuana.

Questa identificazione di “joint con sigaretta di marijuana” è uno dei motivi per cui l’Ufficio del Marchio Europeo ha rifiutato la domanda di registrazione depositata dall’azienda emiliana Easyjoint: il marchio è stato ritenuto privo di carattere distintivo, ma anche contrario all’ordine pubblico e al buon costume. Il mio pensiero è che la combinazione di easy e joint veicola messaggi di invito all’uso e di facile accessibilità del prodotto, messaggi che probabilmente l’ufficio Europeo ha ritenuto sconvenienti. Del resto la normativa dei paesi membri dell’Unione Europea varia da paese a paese, e quello che è tollerato in Italia (concentrazione massima 0,6%) e più ancora in Svizzera (1%), in altri paesi non è stato ancora legalizzato e quindi la cannabis altrove è considerata uno stupefacente. Miglior sorte è capitata invece al marchio figurativo (il segno grafico) che è stato accettato anche se non riporta elementi grafici così distintivi. Infatti praticamente in tutti i loghi degli altri produttori/venditori di cannabis è presente la foglia di marijuana, più o meno in evidenza.

Tra i protagonisti di questo “settore” troviamo qualche scintilla di originalità a livello di naming: Mary Moonlight che gioca con Mary/Marijuana, Ganesh CBD, Green Lab. CB Weed sfrutta weed un termine slang inglese per la sigaretta di marijuana, ma anche in questo caso rimaniamo in un ambito descrittivo, che risulta ancora più piatto per Legal Weed e My Joint. Quindi possiamo dire che il brand name Easyjoint è in buona compagnia; ma è anche sulla cresta dell’onda, con presenza in punti vendita di molte città e a Milano anche con un negozio monomarca.

VERBAL BRANDING DI EASYJOINT

In alcune versioni del logo del brand si legge Italian Technical Cannabis | The Original One, e nelle interviste e dichiarazioni si sottolinea che si tratta di un “prodotto ad uso tecnico per prima trasformazione’. Easyjoint viene inoltre presentato come un prodotto naturale, ricavato dalle infiorescenze femminili della canapa light Eletta Campana, coltivata in Italia recisa a mano essiccata. E in più viene riportato che è un prodotto sostenibile e per alcune varietà, è persino biologico. La prima schermata sul sito del brand strilla: “Easyjoint non è un prodotto MEDICINALE, da COMBUSTIONE o ALIMENTARE, ed abbiamo scelto di non venderlo ai MINORI”. Tecnico, naturale, non medicinale, non da combustione … Per me approfondire il brand Easyjoint è stata una vera scoperta, soprattutto per gli aspetti di sostenibilità e naturalità, e l’impegno da parte di uno dei soci di Easyjoint nella lotta per la legalizzazione della cannabis light contro il monopolio delle mafie, i prezzi del mercato nero.

La cannabis light con concentrazioni così basse di principio psicoattivo ed euforizzante può essere considerata un ansiolitico naturale con effetti rilassanti e potenziali impieghi nel trattamento dell’epilessia pediatrica. Tutto è in fase di studio e sembra promettere cose buone. Restiamo in attesa di vedere come evolverà il mercato e se saranno individuati nuovi usi e costumi per questa cannabis light che già ora si trova in vari formati e prodotti: foglie essiccate, gomme da masticare, tisane, caramelle, creme, balsami, pomate …