BOOTLEG, CINELLINera, riflettente e un po’ cattiva: questa l’anima della bicicletta Bootleg Cinelli. Nera per celarsi ai ladri di biciclette, ma riflettente per proteggere il ciclista nelle notti di città con i nastri speciali 3M. Soprattutto cattiva per essere pronta a tutto, al traffico, al pavé, a mordere la strada dissestata. Questa la personalità, e Bootleg è il nome che la interpreta e che nasce da una bella intuizione di Antonio Colombo, patron di Cinelli ed esperto di arte in molte delle sue forme, in questo caso la musica rock.

BOOTLEG E BOOTLEGGERS

Are you ready bootleggers? era la frase che Bruce Springsteen diceva spesso all’inizio dei suoi concerti per salutare e strizzare l’occhio ai fan che armati di miniregistratori e mangianastri registravano più o meno clandestinamente i pezzi. Una pratica molto diffusa ai concerti, in ambiti editoriali e più recentemente anche cinematografici. Un bootleg è infatti una copia clandestina che sfugge alle leggi del copyright e che ha dato origine a infiniti b-tape, spesso anche in mancanza di versioni ufficiali di un disco o di un pezzo. Il termine però ha origini più lontane, ma sempre poco legali: risale agli ’20 e a quel fenomeno del proibizionismo che portava le persone (anche contrabbandieri professionisti) a nascondere rhum, whisky e alcolici nei “gambali” legs degli “stivali” boots.

Uno spirito ribelle, sovversivo ma “corretto” ci dice sempre Federico Stanzani del dipartimento creativo Cinelli, incarnato da questa bici che fa della neritudine il suo modo di essere: vigile ed elegante, con qualcosa da nascondere ma corretta e protettiva sotto vari punti di vista.

C’è un sito dedicato per gli amanti della Cinelli Bootleg e tanti gruppi attivi su FaceBook e su altri social network.