Si è appena chiusa la manifestazione BookCity a Milano, un successo fatto di 900 eventi, decine di location e 130.000 visitatori, ed eccomi qui a scrivere di due brand name che usano il tarlo del legno per far riferimento a quello della lettura.
Il primo è aNobii (A minuscola, N maiuscola e doppia I finale) il nome del social network per creare una propria libreria virtuale, recensire libri, consultare e seguire le librerie di altre persone soprattutto quelle che un algoritmo del sistema classifica come più simili alle proprie. aNobii è nato nel 2005 ad Hong Kong ed ha presto conquistato un milione di lettori di cui 300.000 in Italia; nel 2014 è stato acquistato da Mondadori. Il nome aNobii è così originale che invita a scoprirne le radici, che sono latine (non egiziane o persiane, o sanscrite … ricorda Anubi). Deriva da Anobium Punctatum l’insetto che mangia il legno e che in Italia è chiamato volgarmente tarlo del legno; la forma aNobii può essere il genitivo singolare del tarlo o il plurale i tarli della seconda declinazione. Una scelta simpatica, sfacciata, allegra … in alcune lingue si dice anobium per sfottere chi passa tanto tempo sui libri, pertanto il termine già gira tra le persone.
Il secondo brand name è più accessibile (perché inglese) e con lo stesso rimando: Bookworm, ovvero “verme del libro” la libreria flessibile di Kartell che si può modellare in base allo spazio, all’estro e alla sua lunghezza: è un serpente che si snoda, un verme che si insinua, sostiene e gioca con i libri di casa.
Due modi accattivanti per parlare di libri, lettura, piacere di leggere e di “divorare” un libro. Bookworm è anche il nome di un gioco che usa e trasforma le parole. Purtroppo in casa mia vive la versione originale da cui questi nomi traggono ispirazione, in gustose mensole di massello di noce che a quanto pare sono abitate da uno o più tarli che masticano, masticano, masticano tutto il giorno: dal legno al libro il passo (pasto?) è breve!