COSA È WU WEI
Ho scoperto da poco il significato dell’espressione wu wei, e ringrazio per questo Lorenza Zambon e il piacevole testo “Un pezzo di terra tutto per me”. Tra varie suggestioni l’autrice scrive del modo di pensare dei contadini cinesi ispirato al principio del Tao noto come wu wei: lasciare che la natura faccia il suo corso, abbandonare le cose a loro stesse, accogliere la successione naturale degli eventi senza interferire. Da Wikipedia: l’obiettivo del wu wei è quello di mantenere gli esseri umani in armonia con la natura, affinché il mondo segua la sua naturale evoluzione. Wu può essere tradotto come “non avere”, wei con “azione”: il significato letterale è quindi “senza azione, non azione”. Wu wei è parte fondamentale della regola wei wu wei “azione senza azione, agire senza sforzo”. Concetto bellissimo e potente.
HUAWEI … PER ASSONANZA
Ripetendo mentalmente la formula wu wei mi si è infilato in testa anche Huawei il brand name del noto operatore cinese di prodotti, sistemi e reti per la telefonia; un nome che ho sempre visto con diffidenza, sia per la pronuncia così poco elegante, sia per una generale disattenzione verso la cultura cinese. E adesso faccio pace con questo nome perché il senso di Huawei è proprio bello, anche se non si trovano dichiarazioni ufficiali circa il significato del brand name. I due caratteri cinesi del nome 华为 sono traslitterati in Huawei e la pronuncia più diffusa anche in Italia è [huá wéi], una combinazione di suoni che trovo particolarmente sgradevole e sguaiata per l’incontro di [U] e [A] nella prima parte; per contro la pronuncia di wu wei mi sembra così scorrevole ed eufonica, come un soffio un po’ corposo. Il carattere semplificato 华 [huá] che probabilmente in mandarino si pronuncia [qua] significa “fiore, fiorente, prospero” e “magnifico, splendido”; ma è anche usato per indicare la Cina e ciò che è cinese. Il carattere 为 [wéi] significa sia “atto”, “azione” che “essere”, “essenza“. La combinazione dei due caratteri può essere differentemente tradotta come “essere fiorente”, “azione magnifica”, “la Cina sa fare”, fonte Wikipedia.
Ed in effetti lo stesso logo Huawei fa pensare ad un fiore: rosso, esotico, deciso, con una corona di petali florida e ricca, per suggerire la crescita, la fioritura, l‘espansione. Trovo bello che nel lontano 1987 il fondatore di Huawei per il nome della sua azienda di prodotti tecnologici abbia pensato ad un fiore, alla natura, alla mondo vegetale. In California, una decina di anni prima qualcun altro aveva pensato ad un frutto.
WA E IL GIAPPONE
Sollecitata da tutte queste [w] cedo alla tentazione di fare un’incursione nella cultura giapponese. E sfoglio il libro “Wa la via giapponese all’armonia” di Laura Imai Messina, dove si legge che Wa è il carattere kanji (di origine cinese) che indica l’armonia. È incluso in parole che intendono la pace come heiwa e wahei, la concordia chōwa, il verbo chōwa suru che definisce lo sforzo di mescolare senza torcere le parti, oltre ad essere presente in tanti termini: Washi è la carta giapponese, washoku la cucina giapponese, wafuku gli abiti giapponesi …
Su un dizionario monolingue giapponese dice l’autrice, ci sono tantissimi significati che convergono su wa: il Giappone, le cose del Giappone, ciò che è in stile giapponese; tutto quello che è quieto, mite, amabile, cordiale, sereno; l’andare d’accoro, lo stare in perfetta armonia, ciò che si mescola e unisce bene; l’adattarsi, il conformarsi; la somma, il totale.
Wikipedia illustra che il giapponese Wa (dal cinese Wō 倭), è il più antico nome del Giappone registrato. Gli scrivani cinesi, coreani e giapponesi scrissero regolarmente Wa o Yamato “Giappone” con il carattere cinese 倭 fino all’VIII secolo, quando i Giapponesi lo trovarono inappropriato, sostituendolo con 和 “armonia, pace, equilibrio”.
Quella che per noi è la semplice sillaba wa, ha in realtà una profondità enorme: unisce la lingua cinese e quella giapponese, avvicina le due culture e sovrappone il Giappone al concetto di armonia. Mica poco.