In questo faticoso periodo di incertezze, complessità e stratificazioni, è bello vedere qualcosa di semplice. Ce lo offre la fusione dei due colossi della telefonia Wind e 3: il nuovo nome, marchio e logo WindTre. Chiaro, limpido, lapalissiano: Wind + 3 = WindTre. Giusto un leggero refolo dovuto all’ambiguità del nome 3, che è stato sempre presentato come numero e che nel nome del nuovo brand è espresso in lettere, per tornare numero nel segno W3 del logo.
Ma va benissimo: tutti riconosciamo i nostri due eroi, e da qualche giorno compare sui cellulari la nuova dicitura WindTre. La fusione aziendale è in corso da anni ma il logo è arrivato solo in questi giorni, con uno spot istituzionale anch’esso chiaro e giocato sui valori semplici.
Apprezzo questa strategia di naming che valorizza le due anime, le mescola un po’ nel logo e nella sinuosità dei segni: la W di Wind aggancia il numero, ed ecco W3. Ma sarà difficile sentir dire W3; sono piuttosto certa che nell’uso si pronuncerà per intero WindTre, seguendo l’esempio di Fiorello nel nuovo spot, benché la sequenza di consonanti [N D T] non sia il massimo della fluidità. Basta una leggera sospensione per separare le due parti e tutto fila.
Penso ad un’altra recente fusione che ha avuto un buon impatto nelle città scenario dei car sharing Car2Go e DriveNow, prima concorrenti ed ora fratelli sulla via della simbiosi. I nomi di partenza erano più complessi da amalgamare: Car + To/2 + Go e Drive + Now. Il risultato è il nome ShareNow, che fa suo un pezzetto del nome DriveNow ma dà grande evidenza al concetto di fondo: Share / Sharing. Il nuovo nome è meno forte dei due originari, appoggiandosi proprio sul verbo descrittivo del servizio: sharing.
Nel caso di Wind e 3 i nomi di partenza erano proprio semplici: due monosillabi che hanno reso molto naturale la composizione del nome, che rappresenta in modo evidente la strategia: nessuno mangia nessuno, ma ci mettiamo insieme e diventiamo l’operatore più grande di Italia.
Qui lo spot di lancio di WindTre
