Sui media il suo nome è scritto in vari modi: WalkMan, Walk-Man, Walkman, persino tutto minuscolo in un titolo del nuovissimo Corriere Innovazione, prima uscita oggi con Corriere della Sera.
Ma questo robot fa molto di più che imitare l’uomo camminante: è stato studiato per sostituire e aiutare l’uomo nelle situazioni di pericolo, rischiare al posto suo, per il Disaster Recovery e le catastrofi naturali. È stato provato nelle case distrutte dal terremoto per studiare crepe e lesioni. È un’eccellenza italiana, un primato, una perla tecnologica. L’ultima versione è ultra leggera con i suoi 31 chili, ultra manovrabile, ultra efficiente. E si chiama solo Walk-Man? Perché tutto questo understatement?
Peraltro proprio il nome Walkman ha un passato forte, e con esso una storia non proprio edificante: nato come nome di proprietà di Sony alla fine degli anni 70’, ha perso il suo valore e la sua personalità diventando generico per nominare la tipologia di prodotto, quindi anche gli strumenti analoghi prodotti dai concorrenti di Sony.
Nella voce di Wikipedia si prova a dare ragione di questo nome così povero, rifacendosi ad un acronimi/acrostico del progetto “Whole Body Adaptive Locomotion and Manipulation”.
Ma come altro avrebbe potuto chiamarsi per essere valorizzato ed esibito con più forza?
Comprensibile l’esigenza di trovare un nome spendibile sul mercato globale ma WalkMan non mi piace e mi riconduce ad altro…
Anche io avrei preferito un “nome” in grado di rappresentare l’essere umano nel suo complesso multifunzionale e non solo per una sua competenza: walk…!
Senza considerare stramberie da super eroi come MultiMan, avrei optato per:
– Uman o U-Man (volutamente senza H)
Da qui avrei iniziato a giocare con altre idee:
– YouMan (riferito ad un futuro dove potrà essere personalizzato con le “tue” caratteristiche: gesti, voce, andatura, ecc)
– NewMan o Newman (un Uomo Nuovo)
– Wman o W-Man per una eventuale versione femminile
– Wonder (un po’ troppo aspirapolvere in realtà… ma ottimo quando in modalità pulizia di casa :-))
– H-man (un p’ Help, un po’ Human)
– SafeMan (quando in modalità “salvavita”)
E’ sempre facile criticare, specialmente a posteriori e dall’esterno, in ogni caso avrebbero potuto trovare qualcosa di più suggestivo.
A questo punto non ci resta che sperare nel figlio di WalkMan.
Grande Davide, tutte le tue proposte sono più interessanti di Walk-Man, però come tu anticipi, chissà a quali logiche ha dovuto piegare la testa il nome Walk-Man, e tutto lascia pensare che fosse il nome iniziale di progetto (trovato da ingegneri e informatici) e poi gli è rimasto appiccicato addosso. Le tue proposte mi fanno venire in mente, per differenza, il nome Womo di una linea cosmetica (maschile!) trovato dagli amici di cb’a. Lo trovo terribile, in qualsiasi verso si diriga la pronuncia. Lo salva solo la grafica, glamour, particolare, simmetrica. Ma il verbale è terribile. Cosa ne pensi? Linda
Ciao Linda,
devo dire che mi hai dato uno spunto molto interessante, grazie!
Primo impatto con WOMO (sito cb’a): si percepisce l’elevata qualità del lavoro fatto, la grafica è in linea con gli obiettivi dichiarati: pulita, decisa, essenziale, uomo al centro (del cerchio in questo caso).
All’inizio mi ha attratto (e quindi l’obiettivo è stato centrato…) ma ho letto letteralmente “vomo” e non “uuomo”.
Alcune scelte mi piacciono molto, altre mi convincono molto meno, ma qui entrano in gioco il gusto ed il punto di vista personale.
Ad esempio: nella versione grafica stilizzata in nero ho perso la percezione della W e della M all’interno del cerchio a favore di due grandi XX, inoltre la mia mente mi ha ricondotto in qualche modo al logo VW ma anche ad altro.
Questo effetto XX emerge in modo evidente nei colorati packaging della linea performance dove il cerchio giganteggia.
Molto interessanti, anche se permane l’effetto XX, le versioni grafiche “ingrassate” presenti ad esempio sulla linea black cologne ed altre.
Parte verbale: WOMO non mi fa impazzire, lo pronuncio ogni volta “VOMO”.
A quel punto ho iniziato a giocare ed ho provato ad immaginarlo con la stessa grafica ma senza la W… Risultato? Un buon OMO, palindromo graficamente pulito e semplice da pronunciare che si porterebbe dietro una buona dose di pro ma anche alcuni rischiosi contro.
In considerazione di questo ho fatto un ulteriore passo in avanti togliendo pure le due OO, proprio così, alla fine ho lasciato soltanto quella bella M, sinonimo di Maschio ma anche di Macho, Man, Me e tanto altro.
Purtoppo però M sembra essere utilizzato sotto svariate forme in questo settore, quindi ho virato sul prodotto, iniziando dal profumo e facendomi alcune domande.
Mi sono dato anche diverse risposte ed il risultato è questo: D’Uomo oppure D’UOMO… perché, alla fine, quello che resta è Profumo D’UOMO.
Ancora una volta ho giocato e ti ringrazio, ma sarei curioso di sapere come verrebbe pronunciato nelle varie lingue estere… 😉
Che arguzia, Davide. Mi basta sapere che anche per te la prima lettura di Womo è Vomo con tutto quello che comporta per le associazioni in lingua italiana. Pe uno straniero, anglosassone la W porta altrove, ma OMO porta lì dove hai indicato tu.
Di questo brand salvo la grafica. Il resto è la parte debole.
Ripensando al “just do it” di Nike mi sono chiesto: un payoff potrebbe “aiutare” il verbale?
Partendo dal concetto di UOMO (inteso come essere umano) = VITA (ma anche stile di vita) ho elaborato due idee… + 1.
1) WOMO – lights your life (ideale forse per i cosmetici)
2) WOMO – live your life (ideale forse per l’abbigliamento e gli accessori)
+1) WOMO – a new world (ideale per un uomo di mondo); in questo caso in italiano avremmo un’assonanza: “WOMO – un mondo nUOVO”, a questo punto VOMO farebbe meno paura ed il mondo sarebbe rappresentato idealmente dalla grafica (il cerchio…)
ciaoo
Il pay off arricchisce il contesto però di fatto non cambia la percezione (in questo caso per me sgradevole) del nome e l’impasse che si ha sulla pronuncia. Magari se fosse più distonica potrebbe distrarre, oppure se giocasse con Wo potrebbe rinforzare e capitalizzare la forzatura linguistica, facendola diventare la cifra della comunicazione e del brand. Es. Womo | Wonder Why. oppure Womo | Wonderful Something
Grazie Linda per le precisazioni, per gli spunti sempre estremamente interessanti e stimolanti e per lo spazio che metti a disposizione.
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A proposito di W: Don Worro di Wind lo trovo a dir poco discutibile.
Ciao
Davide
Grazie a te Davide, Don Worro me lo ero perso … vado a cercarlo
Leggendo ieri…
Diffuso quotidiano economico italiano.
Sezione tecnologia.
Un titolo attira la mia attenzione: Il debutto in società del «Male»… (cosa cosa cosa?)
Incuriosito continuo a leggere: drone a lungo raggio tutto europeo… (ah, ecco)
Guardo l’immagine sotto al titolo e inizio a leggere l’articolo: Benvenuti nell’era del Male, laddove per Male si intende Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft… [omissis].
Titoli e test di sicuro effetto!
Cosa ne pensi Linda?
Ottimo esempio di naming che (forse) non ha tenuto conto delle possibili “sfumature” e implicazioni nelle varie lingue o semplicemente lo ha ritenuto “buono anche così”?
NB: sul drone compare ache la bandiera italiana, meno… male.
Link (aggiungere il www): ilsole24ore.com/art/tecnologie/2018-04-26/il-debutto-societa-male-drone-lungo-raggio-tutto-europeo-170952.shtml
Grazie Davide per la golosa segnalazione! Ne parlerò prossimamente e mi farebbe piacere ringraziarti pubblicamente nel testo del post. Cosa ne pensi?
Linda
Uhh… mi cogli impreparato…
Certo! A dire il vero sono io che devo ringraziare te: grazie Linda!