Eroe e mito

Leggo sul sito del Corriere della Sera: “dopo 25 anni di carriera, 9 titoli mondiali, 371 corse, 115 Gp vinti (89 in top class)” Valentino Rossi a 42 anni lascia il MotoGP.

Scrive Emanuele Trevi sempre su Corriere della Sera lunedì15: “L’intelligenza così rapida e affilata, l’eleganza felina, il colpo di genio, la sfida del limite, la tentazione dell’impossibile, l’istinto supremo dell’equilibrio, se sono cose che più o meno appartengono a tutti i piloti, in Valentino si sono sommate e potenziate a vicenda in maniera talmente imprevedibile e complessa, che nemmeno in un milione di anni se ne potrebbe realizzare una replica”.

Eroe, dottore, mito, un grande che ha dato spessore e visibilità alle corse motociclistiche.

 

Valentino a chi?!

Un nome proprio che mi ha sempre strappato un sorriso, per colui che incarna il miracolo della velocità e della destrezza: Valentino, Va lentino… Un simpatico contro-senso per questo campione della moto. E in più un cognome talmente semplice e neutro da essere considerato il cognome tal dei tali, il generico dei generici, il (Mario) Rossi citato quando si parla di uno qualunque.

E invece sia il nome che il cognome hanno origini belle e antiche, che pescano nel latino. Il nome è un diminutivo del soprannome Valens, participio del verbo valere che significa “stare bene, essere sano e forte”, ed anche “possente, gagliardo”.

 

Ma quanti Rossi!

Rossi è invece il tipo cognominale più diffuso in Italia, nel senso che Rossi e le sue varianti Rosso, Russi, Russa, Del Rosso, Rubiu, Di Rossi, Rosselli, Rossellini, Rossetti, Rossini, Russello, Rosson, Russian, Ruggittu e svariati altri, punteggiano l’Italia in lungo e in largo. La forma Rossi si è diffusa in particolare nel Nord e Centro Italia, mentre le forme Russo, Lo russo, Larussa, Russiello prevalgono nel Sud.

Alla base di tutto questo proliferare c’è il nome Rósso, derivato da un originario soprannome nato per il colore dei capelli o della barba. Questo soprannome continua l’aggettivo tardo latino russus o rubius, già documentati come nomi propri (Rossius e Rubius) nel latino di età imperiale e ancora molto diffusi nel Medio Evo. Se tanto ci da tanto quanti ce ne erano di italiani, antichi e non, con capelli, barba e peli rossi, per generare tutta questa diffusione!

Chiudo con una simpaticissima frase del nostro amato campione, pronunciata domenica 14 novembre al termine dell’ultima gara. “Mi sono divertito tanto. Magari smetto anche l’anno prossimo”.

L’immagine è stata presa dal sito del Corriere della Sera.