È mancato nei giorni scorsi Elio Carmi, personaggio conosciutissimo su vari fronti: come professionista del design e come figura di riferimento della comunità ebraica di Casale Monferrato.
Ho lavorato più volte con lui e ho sperimentato la sua profonda competenza e lucidità nell’ambito dell’identità visiva e del branding. E mi è capitato di incontrarlo a Casale Monferrato e di scoprire la sua attività e l’impegno per la bellissima sinagoga, il Museo dei Lumi, gli eventi religiosi e culturali. Sulla stampa si trovano tante informazioni sul suo lavoro, i riconoscimenti e i premi tra cui un Compasso d’Oro, i tanti brand che ha rivitalizzato o lanciato con la gloriosa società Carmi e Ubertis, fondata nel 1986 insieme ad Alessandro Ubertis.
Si legge inoltre che il cognome Carmi è menzionato a Casale dal 1679, ed è proprio la fabbrica Eternit di Casale ad aver compromesso la salute di Elio Carmi come di tanti altri risedenti nella zona, mancato a 71 anni proprio a causa del mesotelioma, un tumore generato dall’amianto.
Lo ricordo con affetto e rendo onore al suo cognome e nome. Carmi, come la maggior parte dei cognomi delle famiglie ebraiche, nasce da una città. È la cittadina francese di Cremieu vicino a Lione, e vuole anche dire “vigna”, “frutteto”, “giardino”. Il nome Elio deriva dal greco Eelios / Helios, “sole” assonante con l’accadico èlu “sorgere”. Differisce di poco dal nome Elia che ha tutt’altra origine, derivando dall’aramaico Ellyahu e significa “Yahvè è il mio Signore”. Ed è molto vicino al nome Eli “sublime, l’Altissimo”.
Un nome importante a coronamento di una personalità vitale, ironica, sagace.
La bella immagine di Elio è presa da un recente articolo di Artribune