Era il 1996 e il motore di ricerca avrebbe dovuto chiamarsi BackRub cioè “massaggio alla schiena” per indicare la funzione di analisi dei “Web’s back links”, ma forse i due fondatori Larry Page e Sergey Brin hanno avuto qualche prurito semantico con un nome così divergente e lontano dal servizio, ludico e materico, e fin troppo fisico.
Hanno quindi abbandonato il sentiero e sono atterrati su un terreno più tecnico per rendere l’idea dell’immensa quantità di dati che il servizio poteva gestire. Il nome pensato è stato Googolplex, un termine che indica un numero intero esprimibile da 1 seguito da un googol di zeri, ovvero cento zeri. Insomma, sono passati da un estremo all’altro.
Anche in questo caso un utile scetticismo ha portato ad una deviazione che nell’ottica della semplificazione ha fatto emergere il nome Googol. Ma non è finita: sembra che sia stato per un banale errore nello spelling che al posto di googol.com sia stato verificato e poi registrato il nome di dominio google.com, e da lì il trademark del nome che conosciamo tutti.
Oggi il nome Google è radicato ed ha persino dato vita a verbi ed espressioni: googolare, to google, Google Glass. E non ha neanche perso il suo link agli zeri: le lettere O del nome si moltiplicano ad indicare la pagina selezionata, rendendo onore alla natura tecnica del nome e ai suoi cento zeri.
