UN NOME MISTERIOSO
La nuova identità visiva di Saclà presentata in questi giorni porta a galla ricordi, sensazioni e un mood di altri tempi. E stimola riflessioni su questo brand e soprattutto sul suo nome. Non ci avevo mai pensato: scopro or ora che Saclà è una sigla!
Se a posteri mi domando che tipo di nome poteva essere, avrei escluso la pista del cognome: sembra strano un cognome come Saclà, forse per l’accento che non è così presente tra i cognomi. Avrei escluso anche il toponimo per la stessa ragione, e avrei pensato ad una parola dialettale. Certo sarebbe stato veramente innovativo nel 1939 scegliere una parola dalla lingua locale come nome per un’impresa.
QUASI CENTO ANNI FA
Già, il 1939: l’Europa entra in guerra. E ad Asti Secondo Ercole, con un nome proprio e un cognome piuttosto originali, fonda la sua azienda insieme alla moglie. La spinta è la grande disponibilità di ortaggi nella ricca valle del Tanaro. Perché allora non pensare di conservarli e poterne disporre anche fuori stagione? Nasce così la grande tradizione conserviera italiana: olive, peperoni, cipolle, melanzane e via così. Nel giro di poco tantissimi ortaggi vengono lavorati e messi sott’olio e sott’aceto. Saclà è all’origine di importanti innovazioni, tra cui i vasetti di vetro con tappo twist off, la snocciolatura delle olive, i metodi di conservazione. E non ultima la comunicazione con Carosello, e la scelta di alcuni nomi di prodotto originali.
LA SIGLA
Poco originale nella sua natura ma molto piacevole nell’effetto, ecco svelato il nome sigla Saclà: Società Anonima Commercio Lavorazione Alimenti. Come la maggioranza delle sigle, i termini da cui vengono estratte le iniziali della sequenza-sigla sono generici e semplici. Nel bisillabo Saclà il risultato però diventa avvincente: quell’accento è coraggioso, grintoso, musicale.
E lo ritroviamo nel naming dei prodotti di punta: Olivolì, Sfiziolì. Chi può dimenticare il jingle tormentone “Olivolì olivolà, olivolà olive Saclà”.

L’ACCENTO
Un segno grafico e sonoro che è tornato molto utile nel sottolineare la provenienza italiana del brand quando è stato pronto per attraversare confini e oceani.
Oggi solo alcuni prodotti Saclà hanno un nome proprio che li distingue, e il tema dell’accento si è diluito: i nomi più proprietari come Acetelli, Condiverde, sono semplici e autoesplicativi. Per le altre referenze Saclà ha privilegiato una strategia che capitalizza il nome della marca e usa nomi preminentemente descrittivi: Cipollotte Borettane, Cocktail di verdure, Funghetti, Carciofini tagliati.
LA NUOVA IDENTITÀ

La corona che da tempo caratterizza il logo, oggi prende più spazio e diventa il sipario del brand, in questo suo riposizionamento che nasce da un lungo lavoro di ascolto e ricerca a livello globale.
La fogliolina che fa da accento si sistema meglio sulla seconda A, e il colore della corona passa da un rosso variegato ad un più elegante colore ramato “copper”. Anche la data di nascita dell’azienda assume rilevanza, in cima al nome e sotto la punta centrale della corona. Un modo per valorizzare la lunga storia di questo brand tutto italiano, il cui nome all’origine era attraversato dai puntini dopo ciascuna lettera ed era in minuscolo e senza accento. Oggi alla guida c’è la terza generazione della famiglia, con Chiara Ettore.
Le immagini sono tratte dal sito del brand e da Wikipedia.