Nato come nome e brand di Parmalat nel 1982, gode ancora oggi di ottima salute pur avendo attraversato deserti e oceani, e con ben 35 anni sulle spalle. È Pomì, un bisillabo molto semplice benedetto dal felice claim “O così o Pomì”, cui deve sicuramente molta parte della sua notorietà. Sul sito Pomì si legge che il prodotto è diventato un’icona, ma sono più propensa a dire che l’icona è il claim della campagna pubblicitaria, creato negli anni ’80 dal grande copywriter Pino Pilla dell’agenzia Pirella & Goettsche. “O così o Pomì” è diventato un tormentone e ancora oggi lo si sente dire persino dai giovani, mentre alcune recenti campagne pubblicitarie Pomì lo hanno trasformato in “O Pomì o Pomì”, insomma non c’è alternativa valida a Pomì. Anche il pack di Pomì è stato un importante attributo per la memorabilità della proposta: un parallelepipedo di cartone, rosso e bianco, molto semplice e maneggevole. La prima passata in brick!

Oggi Pomì non è più solo passata; negli anni è stato promosso a nome di linea, ed ospita tante referenze nell’ambito della conserva di pomodoro. Il nome Pomì ha anche figliato in maniera più e meno ordinata: sul sito si vede il brand name Pomito che dovrebbe corrispondere al nome del ketchup e di altre referenze per i mercati esteri. Esiste poi Pomitrace il sistema per la tracciabilità dei prodotti e della filiera cortissima, al massimo  km 50 di distanza tra coltivazioni e stabilimenti di produzione, nella zona di Parma Mantova Piacenza e Cremona.

Il nome meno avvincente è Vincimì, il concorso attivo in questi giorni che approfitta dell’apostrofo celebrato dal nome Pomì e lo usa non proprio a proposito sulla sillaba finale. Mi ricorda un esercizio gratuito e piuttosto malriuscito di qualche anno fa: il ristorante del brand/catena Naturasì che venne chiamato Bioesserì, con grande fastidio per le orecchie.