PLASMON C’era una volta Plasmon … che per fortuna c’è ancora! Mentre guardavo in questi giorni il film Teorema di Pasolini del 1968 mi ha stupito vedere una scena girata nella stazione Centrale di Milano: alla testa dei binari c’erano i cartelli pubblicitari di San Pellegrino e Plasmon. Ed ho pensato a questo nome che ha abitato l’infanzia di tanti di noi e continua a colorare le dispense delle famiglie con bambini.

Anche io ho mangiato i biscotti Plasmon, le pastine, gli omogeneizzati … forse non ho fatto in tempo ad assaggiare le minestrine e i Bebifrutt, ma solo ora mi chiedo quale sia l’origine del nome Plasmon. Il Plasmon è un concentrato proteico studiato in modo congiunto da laboratori in Germania e Inghilterra per arricchire il valore nutritivo degli alimenti per l’infanzia. Partendo dal logo Plasmon dei primi anni con la colonna, il capitello, lo scultore muscoloso, il piedistallo con la dicitura Plasmon anche in caratteri greci, è lecito pensare che il nome voglia integrare le suggestioni della lingua greca (suffisso –on) con il rimando plasma/plasmare coerente con la crescita sana e forte, la mission di “plasmare” e rendere i bimbi robusti.

Il culto del corpo sano e bello viene così mutuato dalla cultura greca, nobile e molto apprezzata, e il nome riproduce anche foneticamente i concetti di forza e fisicità con le sue sonorità piene e potenti: il nome Plasmon vanta i due nessi consonantici “pl” e sm” che danno corpo e sostanza anche se morbidi.

L’azienda italiana è nata grazie al medico Cesare Scotti nel 1902 con la denominazione un po’ triste di Sindacato Italiano del Plasmon, poi migliorata in Società del Plasmon e nel 1967 Plasmon Dietetici Alimentari. Il profilo scientifico incarnato dalla formula “del Plasmon” si è mantenuto anche nella trasformazione del nome corporate, che mette appunto al centro l’originale “invenzione” del Plasmon. Oggi si usa semplificare il nome dell’azienda/marca dicendo “la” Plasmon.

Brevettato e depositato come marchio in Germania, il Plasmon – mi sento sicura ad usare l’articolo determinativo “genericizzante” ma personalizzante, come per l’iPhone5; ma guai ad usare il minuscolo, dal momento che è un marchio commerciale proprietario, non una molecola a disposizione di tutti – è stato prodotto allo stato puro anche in Italia dal 1936. La marca ha seguito le vicende storiche e sociali del nostro paese: limitata e bombardata durante la seconda Guerra Mondiale, ha fiorito per la ripresa demografica, ed oggi deve lottare con il costante calo delle nascite e con una concorrenza molto agguerrita.

Nel 2013 l’azienda è stata rilevata da una grande holding americana, ed è stata più volte al centro di polemiche: una molto sgradevole a seguito dello sgarbo a Barilla circa il contenuto dei prodotti Piccolini, e più recentemente per la dichiarazione della presenza di olio di palma in prodotti per i bimbi dal sesto mese di età.