“My Fruit Bowl” è un prodotto lanciato da Cameo nel 2024 in cui vedo uno slancio più nel nome che nella proposta: Cameo ha saputo leggere i trend del momento cavalcandoli con intelligenza, e mi riferisco al nome.
COS’È UNA BOWL?
La parola inglese bowl, oggi ridondante nei menu dei locali healthy e trendy, sembra così moderna ma in realtà ha una lunga storia linguistica. Significa “ciotola” e affonda le radici nel latino bulla termine che originariamente indicava una “bolla” o una sfera. Da bulla derivano concetti legati alla rotondità, alla forma cava e concava, al contenere, e possiamo rintracciare bowl nel termine bowling.
La bowl è ormai entrata nel lessico contemporaneo riferito al cibo, e oggi non indica più solo un contenitore ma uno stile alimentare e addirittura uno stile di vita: salutare, equilibrato, e naturalmente instagrammabile. Ci sono le poke bowl, le smoothie bowl, le yogurt bowl che riempiono lo stesso concetto: ingredienti diversi e bilanciati, meglio se un po’ esotici, serviti in modo armonioso in una ciotola che valorizza i colori. Bowl è praticamente diventato sinonimo di pasto salutare, spesso consumato in mobilità, che unisce praticità e benessere.
COSA HA FATTO CAMEO?
Ha preso un concetto antico, quello delle puree di frutta, lo ha personalizzato con alcuni ingredienti attraenti (semi di lino, succo di fiori di sambuco, aronia … cosa sarà mai?) e gli ha messo sopra un nome molto semplice e descrittivo, che però include una parola smart, trendy, figa, giusta.
Il nome My Fruit Bowl non ha nulla di distintivo e spiazzante, se non quella parolina inglese così moderna (e un po’ modaiola). È proprio in questa semplicità e ammiccamento ad uno stile di vita che risiede la forza del suo naming. E così Cameo, brand antico ed esperto in preparati e basi per dolci, mostra un’immagine più attuale che può aiutare ad entrare in relazione con un target più giovane, attento alla salute e allo stile. E rimane fedele al suo DNA in quanto presenta My Fruit Bowl come un mix di frutta da personalizzare, da usare in modi diversi e anche per arricchire e preparare altri gustosi dessert e merende.
UNA SCELTA FURBA E VISIONARIA
Usare per il nome un termine come bowl oggi è una dichiarazione di posizionamento. Questa parola seppur generica racchiude un potenziale semantico e culturale alto. È breve, moderna, internazionale, gettonata. Poi magari tra 3/4 anni sarà consunta e usurata, ma ora fa la differenza.
“My Fruit Bowl” non descrive solo un contenuto di frutta in pezzi o purea; attiva un immaginario fatto di alimentazione sana, di pausa veloce e “social”, di gusto e anche di estetica. Cosa che non succede con i nomi dei concorrenti che hanno sì proposte di frutta pronte da consumare, ma usano nomi come “Frutta da Bere”, “Frullato 100%”, “Fruttini”, “Polpa di Frutta”, “Snack di Frutta”: nomi descrittivi e funzionali, non connotati dal punto di vista culturale e stilistico.
ANCHE IL PACKAGING È INTELLIGENTE
Trasparente per sottolineare naturalezza e freschezza, con colori vivaci e appetitosi, immagini di frutta in pezzi, le coppette esibiscono il nome dove spicca (ma guarda un po’) il termine Bowl. Il font usato per Bowl è uno script allegro che richiama lo scrivere a mano, spontaneo e semplice. La prima parte del nome “My Fruit” è invece più dimessa e neutra, addirittura in stampatello maiuscolo, che si gioca nel movimento e nel puntino sulla I.
In un panorama affollato come il banco frigo ( e anche il nostro frigo) di yogurt e dessert, dove i prodotti si assomigliano e si rimpiazzano, la differenza si gioca sull’immagine e sulla sua percezione. My Fruit Bowl è un buon esempio di come il nome rinnova e posiziona un prodotto tradizionale, che magari con un altro vestito e un altro nome non avremmo neanche considerato.
Le immagini sono prese dal sito Cameo