LIME CIRC DOTT sono quelli che si vedono a Milano, ma oltre confine svettano anche BIRD GOAT SPIN TIER HIVE. Se non proprio monosillabi sono bisillabi, e comunque tutti quadri lettere, ad eccezione di HELBIZ già molto diffuso a Milano e in altre città italiane, che vanta ben 6 lettere organizzate in 2 sillabe. Sarà un segno tutta questa sintesi e risparmio di linguaggio? E la si può leggere come una nuova tendenza del naming, che coerentemente con il mezzo va verso il micro, la mobilità, la sincope, la ristrettezza e lo “smart”?

Il tema è proprio quello della smart mobility anche detta micromobilità, e i mezzi sono definiti motorized scooter o kick scooter: mezzi urbani che hanno 1 ruota, o 2 o 4 piccole ruote. A Milano è appena uscito un regolamento che vuole disciplinare questo nuovo smart traffico, ma i mezzi (quasi un’invasione) e la sperimentazione sono partiti già da mesi. Tra gli operatori di flotte di monopattini in sharing c’è appunto Lime con un nome fresco, simpatico ed estivo e a portata di target: sfido i giovani frequentatori di locali per aperitivi sul significato di lime. C’è poi Circ dal rimando nominale ignoto: forse il nome vuole lanciare un riferimento a “circolazione” nel senso di movimento facilitato nel traffico cittadino. Dott è un nome simpatico, web, giocoso. Helbiz è il più serio ed oscuro: un po’ tedesco nella suggestione nominale e un po’ rigido nella fonetica, ma è nato a New York da un imprenditore siciliano. Tra quelli diffusi all’estero mi colpisce il nome Goat … Capra? E se questa è l’intenzione allora sì che il nome è simpatico e ironico, e presenta il suo oggetto come una animale selvatico che si arrampica e va dappertutto.

In realtà questi monopattini sono tutt’altro che agili come capre, e le regole appena emanate dalla giunta milanese mirano ad arginarne la pericolosità. La manovrabilità è molto limitata e come niente anche gli esperti perdono l’equilibrio; la frenata è lunga e non immediata, la strada deve essere super liscia (da qui il divieto di andare sul pavé), la velocità molto ridotta, la visibilità da accentuare, l’uso con pioggia e neve è praticamente impossibile, come anche trasportare qualcosa sul manubrio. Quindi se la soluzione è agile (si scarica la app, il costo va da 15 a 30 centesimi al minuto a seconda del brand, si lasciano e trovano dove si vuole, senza stalli) l’uso del mezzo non è proprio per tutti. Il monopattino elettrico inoltre richiede manutenzione e assistenza continua per la ricarica della batteria, creando forse una categoria di lavoro debole e problemi di logistica e gestione della flotta.

Interessante l’articolo di Wired che parla di una bolla che può facilmente scoppiare e sottolinea l’insostenibilità sociale ed ambientale di questo mobilità elettrica osannata proprio per essere sostenibile per l’ambiente, per la riduzione del traffico etc. etc. etc.