Ho notato il nome Misscup ed ho pensato che si può anche essere giocosi nella scelta del nome, soprattutto quando il soggetto è un tantino particolare; sono scelte di posizionamento da fare in modo consapevole e bilanciato. Il verbal branding di Misscup non crea equivoci: se non fosse già chiaro dal nome (e potrebbe succedere, mica tutti riportano Misscup all’italiano miscap e pensano che un bagno mobile si possa chiamare “mi scappa”, per cui il senso può sfuggire) arriva in aiuto il pay off di brand “ora sai dove farla”, che è anche l’account Facebook. E se questo ancora non bastasse ecco l’immagine incontrovertibile; non si scappa al senso.

La costruzione è organica, è il caso di dirlo: un nome ammiccante ma non volgare, umoristico e generatore di effetto comico ma non ironico perché non ci sono vari strati attraverso cui il senso ribalza. Il pay off risponde all’implicita domanda “acci… mi scappa; ma dove la posso fare?” e c’è una immagine denotativa della situazione. Le ambientazioni sono comuni, urbane, riconoscibili, e con una giusta presenza di natura. Insomma non c’è né licenza poetica, né altezzosità, né banalità, né bisogno estremo di sdrammatizzazione: tutto è posto in modo semplice ed esplicito. Nel logo è presente in modo discreto anche un water visto dall’alto.

Se guardiamo lo stile di naming del settore, troviamo corporate name molto più neutri o anche severi: Gebach scherza poco. EcoTaurus, TailorSan, sono politicamente corretti e conducono ai temi ecologici e della sanificazione; Boxi aggiunge un tocco friendly e informale.

Nel contesto dei bagni chimici c’è anche MisK / Miskappa (rispettivamente logo e grafia nel testo) che opera nell’area romana e che con trascurabili differenze ha in comune con il nome Misscup la stessa ispirazione. Facendo un controllo sulle date di deposito e registrazione dei suddetti marchi, quindi quel passaggio nel campo giuridico che è opportuno fare per assicurarsi la proprietà di un nome, si rileva che i nomi sono stati depositati praticamente nello stesso periodo, con un leggero anticipo di MisK. Le date dei depositi giuridici non dicono tutto circa le intenzioni e l’effettivo momento in cui è stato pensato e introdotto il nome. La cosa interessante è la quasi contemporaneità della decisione di depositare il marchio, la somiglianza tra i marchi pur nella differenza dei loghi. Ed anche l’estrema vicinanza di entrambi al nome di un oggetto piuttosto noto nel mondo femminile che ha poco a che vedere con i bagni chimici, ma molta più parentela con le signorine Miss e le coppe Cup. Il nome cui mi riferisco è Miss Cup, una coppetta per il mestruo.

Le buone maniere di Misscup risultano un po’ tradite dal nuovo filmato presente sul sito, girato ad altezza inguine e decisamente esplicito. Se non si apre sul link, lo trovate in homepage sul sito e su FB.