Riservo un posto (e un post) su questo blog per Sergio Marchionne e lo celebro attraverso il suo cognome. Marchionne è un cognome benvenuto già a prima vista perché contiene il riferimento a marca e marchio, temi molto cari per chi si occupa di naming e branding. Ma al di là di apprezzamenti formali, ben più ricca di valore è la storia di questo cognome che ospita una radice antica, religiosa e preziosa.
Il cognome Marchionne si è formato a partire dal nome proprio Melchiorre diffuso nel Medioevo sulla scia della tradizione religiosa dei magi che vennero dall’Oriente con i doni per onorare Gesù Bambino. Il nome Melchiorre potrebbe risalire al nome ebraico Melki’or composto da melek / melki e or rispettivamente “re” e “luce”. Il significato complessivo è “il mio re (Yahvé) è luce, il mio re è splendore”, ed è una grande celebrazione di fedeltà, devozione e potenza. Tutto questo valore passa nel cognome Marchionne che anche dal punto di vista fonetico è forte e potente: si articola su suoni solidi RC e KI, integra le vocali corpose A e O, la doppia N.
Sergio è un nome di origine latina e deriva dal gentilizio Sergius di probabile radice etrusca, che significa “custode”.
Sergio Marchionne: nome e cognome schiudono sensi importanti, e forse anche nel caso di quest’uomo si può confermare la formula nomen omen, il nome è presagio.
Uomo amato e odiato; custode nel suo ruolo e devoto al suo compito-missione-lavoro, con una visione chiara. Laureato anche in filosofia, chissà se e come ha considerato il valore contenuto nel suo naming personale.
Tutti i giornali in questi giorni (luglio 2018) hanno dedicato molto spazio all’uomo, al lavoratore, al leader Marchionne. Delle sue parole citate negli articoli traggo una frase ispiratrice che ricorda altri leader visionari: “mirate alto, sognate in grande”. Tra i ricordi e le storie sulla sua vita è emerso anche un soprannome che gli fu attribuito da ragazzo, perché molto studioso: “coccione” un modo di dire tipico del paese natale in Abruzzo.