Tante cose buone nascono intorno ad Alba, dal tartufo ai dolci, e tra questi mi è capitato di mettere gli occhi sull’immensa produzione di Pastiglie Leone, nate proprio da quelle parti. Oltre alla ricchezza di proposte tra pastiglie, caramelline gommose, cioccolato, mi hanno colpito alcuni termini. Nella narrativa del brand è proprio il linguaggio ad essere centrale, a cominciare da quel sostantivo “pastiglie”. Le caramelline Leone sono nate proprio come pastiglie, digestive e dissetanti. E ancora oggi la parola “pastiglie” rimbalza nel sito e nei racconti, ed è parte integrante del dominio del brand www.pastiglieleone.com. Il suo utilizzo in un ambito lontano da quello farmaceutico ha un che di desueto, e conferisce autenticità e romanticismo a questo brand.
UN SAPORE VINTAGE
Del resto la tonalità vintage permea ogni cosa: le originali confezioni in latta o in cartone sono inconfondibili e amalgamano la tradizione con la novità. Un’interpretazione di questo spirito è offerta dalle decorazioni della designer francese Nathalie Lete che hanno caratterizzato una serie speciale ed eventi in store nei mesi scorsi (inizio 2022).
Altre espressioni che mi hanno colpito sono “un arcobaleno di colori”, “tradizione confettiera”, “confetteria artigianale”. E su tutte una data: 1857. Prima dell’unità d’Italia, Luigi Leone apre una confetteria in Piemonte e si fa apprezzare nell’ambiente torinese, sensibile ed esigente in fatto di dolcezze.
MA COME NASCE UNA PASTIGLIA LEONE?
Il procedimento di produzione delle iconiche caramelline è quello di 165 anni fa: lo zucchero a velo viene miscelato con gomma arabica, acqua, estratti, succhi di frutta, oli essenziali e coloranti naturali. Ne nasce una sfoglia che viene passata in stampi in bronzo e ne escono piccoli cilindri con l’iniziale L di Leone riconoscibile sulla superficie. Le pastiglie vengono quindi essiccate per circa 24 ore, selezionate a mano e confezionate nelle raffinate scatoline.
I gusti sono tantissimi: la violetta amata da piemontesi illustri, il fernet, la genziana, il rabarbaro. Non mancano scelte più moderne e originali come Aperol Spirtz, Martini, Amaro Lucano, Mojito, Cedrata Tassoni, propoli, zenzero.
In un articolo del blog si parla anche dell’origine della caramella che fu portata in Europa dall’Oriente dai crociati nel XI secolo d.C. con il nome canna mellis perché arrivò in forma di barrette di zucchero di canna. Nel tempo il nome si trasformò in calamellus e successivamente in caramella.
UN COGNOME DALLA LUNGA STORIA
Non posso trascurare il cognome Leone: deriva da un cognome latino di età e ambienti cristiani, e diventa anche nome proprio di persona. La sua origine è però greca, léōn léontos, e richiama il leone ed anche l’atto di predare. La curiosità è che Leo e Leone sono anche cognomi israelitici, e potrebbero essere le traduzioni del nome ebraico Yehuda (Giuda) al quale sarebbe stato infondatamente attribuito il significato di “leone”.
Nel sanscrito è presente il radicale lu-lau che con ru-rau indica “gridare, ruggire”; da qui lavant “il ruggente” e quindi lavan “leone”.
UN LOGO ELEGANTE
Nel logo il cognome Leone è scritto a mano, come si usava una volta, con ricci e collegamenti tra le lettere. Ha un bel colore blu, e come anticipato riporta la data di origine: uno stile grafico di altri tempi, che nobilita la lunga e ricca tradizione.
La dicitura “Pastiglie” Leone oggi stringe i fianchi al brand che tra le sue diversificazioni sfoggia il cioccolato: in barre, grezzo, in cioccolatini, e nella crema spalmabile Gianduioso, con il suo nome sorridente. Sorride anche il nuovo proprietario Luca Barilla, che dal 2018 con talento imprenditoriale ha rilanciato questa marca, gioiello dell’industria dolciaria italiana.
Le immagini sono prese dal sito e dai canali social del brand.