In questi giorni ho ascoltato un annuncio radio che pubblicizzava non uno ma due assistenti virtuali insieme. Si trattava di Credem la banca nata dalla riorganizzazione del Gruppo Bancario Credito Emiliano, di cui eredita le sillabe iniziali Cred + Em facenti capo (e si, sono proprio le sillabe di testa!) ai due termini Credito ed Emiliano. E naturalmente ha sede a Reggio Emilia.

 

UN VERO PERSONAGGIO

Sono sensibile agli assistenti virtuali. Recentemente ho affrontato un progetto per la creazione di un chatbot seguendo tutte le spire che scandiscono il naming e lo stile:

  • la scelta del sesso femminile|maschile|neutro|cangiante
  • la scelta della tipologia di nome: proprio | inventato ma che sembri un nome proprio | un sostantivo evocativo | una sequenza di lettere | e perché no, una sigla
  • la scelta della fonetica: morbida e gentile per suggerire accoglienza | tecnologica e dinamica.
  • per non parlare dell’icona: capelli lunghi | capelli corti | taglio classico | taglio hipster
  • e le sue connotazioni: robotiche e digitali | umane e corporee.
  • e tutte le analisi di come si muove la concorrenza con i (o le) chatbot esistenti, dal punto di vista del naming e della rappresentazione in immagine.

 

IL NOME E IL MOTHER BRAND

Per rilevare che quasi tutti questi/e chatbot hanno un nome proprio di persona, usuale o leggermente originale, e che di questi la maggior parte allaccia il suo nome al brand di origine. Leo di Banca Generali riprende il leone del logo, Erica fa rima con Bank of America, Tessy di Atm è la santa patrona delle tessere (in quanto stampante automatica, non proprio una chatbot). Letizia di Axa si affida ad una qualche assonanza, e Tobi di Vodafone sembra girare all’indietro Ibot, mentre Azzurra di A2A adotta il colore del brand. E poi ci sono Ellis, Paolo, Angie, Elisa …

 

FRATELLI QUASI GEMELLI

Per cui si può immaginare la mia sorpresa quando l’annuncio radio di Credem ha presentato ben due assistenti virtuali per la stessa banca. Forse non volendo discriminare si sono sobbarcati l’onere (e il piacere) di averne due, e ben affratellati: Emily ed Emilio. Hanno infatti nomi molto simili, ispirati dal termine Emilia che è anche il cuore del nome Credem. La chatbot femmina con il suo nome anglosassone sembra avere uno stile di vita più internazionale rispetto al maschietto che ha un nome italiano. Anche a livello di icona quella che ne esce meglio è Emily, paciosa e sorridente e un po’ infantile, con i suoi simpatici auricolari che sembrano orecchini. Il fratello Emilio sembra un po’ rigido nella sua tenuta da robottino.

Emilio credem

Chissà il perché di questa gemellarità. In rete entrambi sono definiti assistenti virtuali ed anche chatbot, dedicati all’ascolto delle richieste dei clienti ed esperti di customer care. Emilio figura anche come “virtual help desk”, il tuo.. La loro spartizione dei compiti però è un po’ anomala: se Emily ha il suo posto nel sito Credem, Emilio è latitante e più vagabondo. Peccato non riuscire a ritrovare l’annuncio radio.

Le immagini sono prese dal sito Credem, da un video di Quix.